ELIA RIVA: PRIME NOTIZIE CONFORTANTI

Capitolo a parte merita l’incidente di Elia Riva occorso al numero 37 luganese dopo 38 secondi della seconda sfida con il Ginevra. Un fallo di Damien Riat lo mandava a sbattere contro la balaustra di fondopista, con la colonna cervicale flessa pericolosamente. I soccorritori si limitavano a sorreggere il barcollante difensore, ma non adagiarlo, in sicurezza, con collare di immobilizzazione sulla barella. Manovra quanto mai rischiosa, vista la dinamica dell’incidente: che cosa ci stanno a fare i mezzi di prevenzione se poi ci si comporta in modo tanto approssimativo? Buon per tutti che Elia Riva, ricoverato all’ospedale, ad un primo esame, non mostri deficit neurologici agli arti. Bisognerà attendere valutazioni più accurate per un quadro della situazione adeguato.

Quanto al ginevrino Riat, spedito giustamente negli spogliatoi pochi istanti dopo esserne uscito, non ha nessuna generica attenuante delle solite che, spesso, gli addetti ai lavori sogliono cimentare per “giustificare” l’accaduto: la stanchezza, la frustrazione. Speriamo che la giustizia sportiva commini le abituali due giornate e 500 Fr di multa, così episodi analoghi saranno ben lungi dall’essere scoraggiati.

GINEVRA INDIGESTA PER IL LUGANO

Due incontri in 24 ore per la doppia sfida delle Vernets. Niente da fare, in entrambi i casi, per il Lugano che, partito apparentemente alla grande sino ad ottenere doppio vantaggio, si disuniva in una serie di svarioni e amnesie difensive che consentivano al quadrato avversario di fare bottino pieno. 7 – 3 la prima volta; 5 – 2 la seconda, sono risultati piuttosto eloquenti. Se sul fronte offensivo Lajunen e il ritrovato Suri, con Bertaggia, paiono il terzetto più pimpante, cui appellarsi nei momenti di affanno, la vena realizzativa di Boedker non pare bastare e Arcobello predica bene, ma qualche volta appare inascoltato. Il vero problema resta la difesa, costruita con connotati decisamente offensivi (per le caratteristiche tecniche dei giocatori) e che necessita dell’apporto dell’intera squadra se deve reggere l’urto avversario, specie quando si tratta di affrontare formazioni di spessore e caratura superiore alla media. Se poi si aggiunge l’imprecisione e errori “ortografici” da matita blu dei vecchi tempi di scuola, allora si comprende come mai il Ginevra abbia trovato così spesso la via della rete, totalizzando sei punti tondi tondi che lo distanziano dal Lugano in classifica (le formazioni era pari punti prima del doppio confronto). Insomma, nessuno si era illuso, ma da questa trasferta, Pelletier torna in Ticino con molti dubbi da risolvere e tanto lavoro da fare.

IL MIGLIOR AMBRI’ DELLA STAGIONE PIEGA UN FORTE ZURIGO

Peccato: unico assente (giustificato) il pubblico. Sarebbe stata una serata di quelle da ricordare per molti, non solo per la temperatura “da Valascia”, ma anche per le emozioni e il livello del gioco espresso dalle due squadre, con finale da botto che, come il vecchio adagio ricorda, avrebbe fatto “esplodere” la vetusta pista. Dopo l’opaca prestazione di Berna, via libera al rientro di Horansky (stante l’indisponibilità di Neuenschwander per la frattura nasale) e Dal Pian, a sorpresa Ostlund fra i pali. Ebbene, il figlio d’arte, sorpreso in avvio di partita dal disco velenoso di Diem, ha sfoderato partita di assoluto spessore, mantenendo per il resto della contesa la porta inviolata e inviolabile, confermando che, nel momento del bisogno, risponde presente. Lo Zurigo ha vissuto a lungo, cullando il sogno della vittoria, su quell’esiguo vantaggio, ma ha provveduto, in numerose occasioni, a tentare di ampliare il solco con i leventinesi, con azioni di tecnica e fattura decisamente levata, stante la classe dei suoi uomini. Così la serata è corsa via su livelli di intensità non usuali, con il punteggio sempre in bilico. La bilancia cadeva a favore dei padroni di casa, grazie a un rigore di Nattinen per fallo su Fora. Proprio il capitano doveva costituire croce e delizia per i biancoblu: qualche sbavatura difensiva, lui che sta portando il peso della difesa con minutaggi superiori alla sua norma degli anni passati, quattro penalità (di sui una all’overtime pericolosissima) con compagni chiamati al superlavoro in box play; ma, per converso, a procurare il fallo per il rigore di Nattinen e bucare Flueler all’overtime per un 2 – 1 meritato, sofferto, cercato, voluto e, finalmente, trovato!

ZURIGO A VALANGA, FRIBORGO VINCENTE

Appena il tempo di archiviare una giornata completa di campionato che si inceppa il Losanna, finito in quarantena. E dunque rinviata la sfida con il Ginevra.

Lo Zurigo passa a valanga sul Rapperswil che si era illuso del vantaggio iniziale. Poi Bader o Nyffeler in porta per i sangallesi non fa nessuna differenza: le reti fioccano come le ciliegie.

Il Davos si separa consensualmente con effetto immediato dal suo ex faro Perttu Lindgren che, nella presente stagione, dopo i guai fisici del recente passato, non ci si è più ritrovato. Così lo Zugo tenta per tre volte l’allungo, ma altrettante viene ripreso perentoriamente. La decisione ai rigore premia nettamente i gialloblu che operano il sorpasso finale.

Torna al successo il Friborgo con il Bienne che Hofer, alla nona rete stagionale, aveva portato in vantaggio. Il ritrovato Stalberg offre maggiore solidità in attacco ai burgundi e la partita cambia volto. I padroni di casa pareggiano e prendono il largo. Che non sia serata per i Seelanders, lo dimostra anche il palo che si sostituisce a Berra battuto.

CI VUOL ALTRO PER FERMARE LA CORSA DEL LUGANO

Che il Langnau sia squadra sempre imprevedibile, lo sanno in molti e ne hanno spesso pagato le conseguenze. Tuttavia, senza peccare di immodestia, questa sera ci sarebbe voluto ben altro per fermare la corsa del Lugano. Non che i bianconeri non abbiano corso i loro bravi pericoli: un paio di contropiede, con il risultato ancora aperto, li hanno concessi, ma se l’avversario non approfitta della ghiotta occasione, paga dazio a stretto giro di posta. D’altronde, con un Bertaggia in gran spolvero (autore di tre delle cinque reti), il Lugano ha concretizzato le occasioni avute, sfruttando al meglio la frizzante serata del suo numero 10, andato a bersaglio con rete di grande astuzia, in mischia e su rigore. Da dire: peccato! per lo shout out mancato di Schlegel a una manciata di secondi dalla sirena conclusiva.

IL BERNA SI RIVITALIZZA E FERMA L’AMBRI’

Recuperati sette titolari e con un Jeffrey che, per una sera, torna a livelli più consoni alle aspettative, il Berna rialza la testa a spese di un Ambrì che, pur reggendo il confronto, non ha giocato al meglio le carte che aveva a disposizione. Così i tre punti sono andati ai padroni di casa che hanno anche beneficiato di una rete, quella d’apertura, viziata da fuorigioco (sarà il linesman a scusarsi con lo staff biancoblu per la decisione errata, come riferito da Cereda), approfittando nel mettere in difficoltà uno dei punti di forza dei leventinesi: il box play. Due reti in power play e con Jeffrey sempre nel marcatore, una volta come ispiratore e due come finalizzatore della manovra, per l’Ambrì c’è strato poco da fare: la rete in superiorità di Muller, al 31′, pareva avere ridato fiato, subito ahimè spento da un 3 – 1 scaturito quasi dal nulla. Se si aggiunge che Neuenschwander usciva con il naso fratturato da una carica di Scherwey, dalla quale se la cavava con solo due minuti, si capisce che la serata era ben diversa da quella di sabato contro il Friborgo.

ZURIGO SCONFITTO, BERNA TRAVOLTO

Stranamente va in scena un turno completo di campionato, con tutte e 12 le formazioni sul ghiaccio. Comincia male, nel pomeriggio, le danze lo Zurigo a Langnau, illuso dal comodo 3 – 1 di metà partita. I tigrotti tirano fuori le unghie e rimontano ben 4 reti (3 – 0 il parziale dell’ultimo drittel), con Neukom e Pascal Berger sugli scudi (due reti a testa), sorretti dal sempre più convincente giovane Petrini.

Lo Zugo passa a Bienne (2 – 0) in una partita tiratissima, che ha vissuto sulla rete iniziale di Hofmann, prima che, a porta vuota, si sancisse la definitiva sconfitta dei Seelanders. Molte le occasioni ghiotte per i padroni di casa, ma Genoni intrattabile.

Il Losanna maramaldeggia con perentorio 7 – 1 sul Berna, ormai relegato all’ultimo posto in classifica. Per gli Orsi la stagione appare abbastanza complicata, con molte assenze e malaticci sul ghiaccio (febbricitante Kuruhnen). Ma, state l’assenza di retrocessione sia nel presente come nel prossimo campionato, inutile gettare denaro per partite a spalti deserti. Molti i volti nuovi inseriti nelle fila giallo – rosso – nere; tanta manna per il futuro.

Il Ginevra strapazza il Rapperswil, autore di alti e bassi che si susseguono costantemente. Partita a senso unico e ginevrini padroni della situazione dall’inizio alla fine: 6 – 0 dice tutto.

LUGANO: RIPRENDE LA MARCIA

La brutta esperienza di Rapperswil non ha lasciato traccia: in quel di Davos, a distanza di una settimana, la formazione di Pelletier ha ripreso il discorso dove lo aveva interrotto e per i gialloblu, di questa sera, ci sono state poche possibilità di discussione. E’ vero che Wohlwend ha a lungo protestato in occasione del 3 – 1 (non a torto, per un netto colpo di bastone di Loeffel che impediva a Barandum la liberazione), ma i padroni di casa avevano a disposizione ancora quasi metà partita per rimediare. Invece, il Lugano ha controllato la situazione con autorità e il piglio della formazione conscia delle proprie possibilità, lasciando ad Ambuhl e compagni solo sporadiche azioni personali cui ha posto rimedio un attento Schlegel, battuto solo dal solito fendente di Nygren. Per il resto, solo note positive in casa bianconera, compreso l’avanzamento di Bertaggia nel primo blocco (in rete per l’1 – 0), rivitalizzato dalla presenta del solito monumentale, sapiente Arcobello; ma bene anche Suri, inserito con Lajunen e Walker, con Fazzini che ha preso il posto di Bertaggia al fianco di Burgler e Herburger. Insomma, ritrovati e stimolanti equilibri per una formazione che, illuminata dall’onnipresente Arcobello, è sempre più squadra consapevole dei propri mezzi.

AMBRI’: ANNO NUOVO, VITA NUOVA

Le cinque sconfitte filate avevano lasciato il segno e, nelle parole sempre equilibrate e ponderate di Luca Cereda, traspariva la perdita dell’identità “Ambrì” che aveva condizionato risultati poco brillanti. Così, di fronte al lanciato Friborgo, da parecchio tempo nei quartieri alti della classifica, serviva un … passo diverso, pena l’ennesima scarsa raccolta di punti in classifica. Così, lasciato in tribuna Horansky, con Kneubuehler tredicesimo attaccante a doversi conquistare con il coltello tra i denti minuti preziosi sul ghiaccio, ecco un quarto blocco che (dirà a fine partita l’attento coach leventinese: “sono consapevoli dei lori limiti, ma sanno cosa devono e possono fare”) , armato di piccone con i solidi Mazzolini, Goi e Neuenchwander, si è messo all’opera per guastare la festa dei burgundi, riuscendoci in pieno! Non inganni il 5 – 0 finale, con tanto di shout out di Damiano Ciaccio (un po’ in ombra e con qualche responsabilità sulle reti subite nelle ultime uscite): benchè gli uomini di Dubè non siano stati a guardare, l’Ambrì ha dominato la partita dall’ingaggio iniziale alla sirena finale, giocando con disciplina, cuore, abnegazione, continuità. E non sono mancate le soddisfazioni per tutti. A cominciare dallo stesso Kneubuehler che, nei 2′ e spiccioli disputati sul ghiaccio, ha trovato la deviazione vincente per il 3 – 0 che segnava la svolta decisiva della partita. Bene soprattutto la continuità di rendimento di tutta la formazione che, a risultato acquisito, trovava la volontà di recuperare disco, su cambio pasticciato dell’avversario, per pregevole azione di Muller e conclusione facile facile di Hachler per il definitivo 5 – 0.

AVVIO DEL CAMPIONATO: AMARA TRASFERTA A BERNA PER L’AMBRI’

Che la trasferta a Berna sia sempre assai problematica era risaputo. L’Ambrì, conscio della situazione e costretto a rinunciare a Nattinen, ma in grado di recuperare Horansky e Fora, si è presentato con le linee provate in settimana e ampiamente rimescolate. La soluzione ha consentito di trovare maggiore equilibro fra i blocchi che hanno quasi sempre retto bene il confronto con un avversario, anche lui alle prese con problemi di “assemblaggio”, visti i molti nuovi innesti, ma pur sempre di tasso tecnico elevato. E’ mancata la concretezza, cosi Kahrunen ha festeggiato shut out e sono bastati i guizzi vincenti di Haas e Jeffrey per mettere al tappeto la volenterosa squadra di Cereda. Buoni segnali però sono giunti dal ghiaccio: conferma della levatura di Ciaccio (oggi preferito a Conz), della solita caparbia ricerca della soluzione vincente, di un Pezzullo cui si perdona qualche ingenuità (rigore provocato e parato da Ciaccio) vista la padronanza con cui amministra anche complicate situazioni, ma anche sterilità del power play che non ha ancora trovato la via della rete (nonostante anche 5 minuti per penalità di partita a Praplan) per mancata ottimizzazione delle punte di diamante (Zwerger e D’Agostini).