Con una prestazione stratosferica, il portiere dei Lions si è caricato sulle spalle da solo il compito di reggere l’urto di un Lugano che ha pattinato moltissimo, attaccato, tirato, ma non è riuscito a far breccia se non nell’unica occasione di Morini, lesto a raccogliere un rebound (uno dei pochi concessi) su precedente numero di Fazzini. E quando Flueler è parso battuto, ci hanno pensato gli avanti bianconeri a difettare di mira. Causa le note assenze difensive, cui si è aggiunto strada facendo anche Wolf, il Lugano ha dato spazio a Ugazzi che si è ben comportato, nonostante i soli 19 anni. A dire il vero, il Lugano aveva anche trovato il vantaggio nel primo tempo, ma la rete era viziata da netto passaggio con la mano di Bertaggia e giustamente è stata annullata. Così, sul più bello dell’arrembare ticinese, è giunta la doccia fredda della rete di Wick, lesto a ribadire in rete un disco che si credeva in possesso di Schlegel. Il resto della partita è vissuto sulla medesima falsariga, con il raddoppio di Gering e la rete di Morini che teneva vive le speranze, mai concretizzate.
Mese: Gennaio 2021
AMBRI’ PIU’ TOSTO DEL GINEVRA: GIUSTO 2 – 0
Torniamo al solito discorso della bestia nera: per la terza volta di fila il Ginevra si inchina all’Ambrì che fa sua la partita, giocata con grinta, abnegazione e coraggio. Non ricordo una sola partita filata via in modo lineare con le aquile granata: gioco rognoso, spezzettato, a volte rude e sopra le righe. Così lo è stato anche stasera, ma l’Ambrì ha avuto il grande merito di costruire la vittoria con pazienza, sbagliando (a volte troppo, specie in power play), ma stringendo i denti ha retto l’urto e meritatamente vinto. Le cose non si erano messe bene per i padroni di casa che perdevano Trisconi al 15′ (sbilanciato da Tommernes discretamente distante dalla balaustra, cadeva malamente battendo il braccio e la testa e doveva abbandonare la partita). I cinque minuti da penalità di partita dello svedese non sortivano effetto, ma il vantaggio arrivava fortunosamente da un centro teso di Zwerger, deviato da Vollmin alle spalle del suo incolpevole portiere ad inizio ripresa. Le molte penalità offrivano lo spunto per il raddoppio, ma il power play biancoblu appariva troppo prevedibile e, in qualche occasione, persino superficiale nel controllo del disco, tanto da innescare pericolosi contropiede che Ciaccio era chiamato a fermare con bravura. Ottenuto il raddoppio con ottima deviazione al volo di Kneubuehler nel terzo tempo, la formazione di Cereda rischiava nel finale di compromettere tutto, sempre in superiorità numerica! Finiva con il tiro di Flynn verso la porta vuota ed il check di Omark che innescava gigantesca bagarre davanti alla panchina ginevrina con ridda di penalità: 5 + 20 per Fritsche, Omark e Fehr da una parte; Novotny e Isacco Dotti dall’altra.
Il giudice sportivo, visti i referti di Wigand e Salonen (arbitri principali dell’incontro) puniva Tommernes, Fritsche e Omark con un turno di squalifica.
A DAVOS E’ PARTITA LA RIVOLUZIONE
Scarsità di risultati, Covid a parte, che pure ha contribuito, e non poco a rendere difficoltoso tutto il cammino delle squadre, inducono a fare delle riflessioni. A Davos hanno fatto in fretta. Perttu Lindgren rescide consensualmente il contratto e lascia dopo quattro anni l’Engadina che lo aveva visto protagonista prolifico, ma anche bersagliato dagli infortuni. Ora si è cercato di trovare una sistemazione, nelle varie linee, che lo riportasse ai vecchi fasti. Tutto vano e dunque meglio separarsi subito. Così, sull’asse Davos – Bienne, va in scena un robusto cambio di casacche: il finlandese prende la via del lago per lo svedese David Ullstrom; Luca Hischier prende il posto di Valentin Nussbaumer.
AD OGNUNO LA SUA BESTIA NERA!
Già: per sfortuna, o per la parte avversa, per fortuna, ci sono anche le bestie nere! Lo sanno benissimo Lugano e Ambrì che ci si sono imbattuti ormai ben tre volte e con identico risultato: tre sconfitte.
Il Ginevra collezione nove punti in tre partite con il Lugano, che torna dalla doppia trasferta delle Vernets non solo con l’infortunato Elia Riva (per il fallo di Damien Riat il giudice ha finalmente usato metro più consono, comminando sette giornate di squalifica e 6.000 Fr. di multa), ma anche con Tim Heed in infermeria per una commozione cerebrale (le immagini non chiariscono l’accaduto: uno scontro, a disco lontano, con Miranda, forse fortuito). Così, complice il covid che ha fermato il Berna chiudendolo in quarantena, si decidere di mandare in scena alla Corner Arena un Lugano – Davos in sostituzione. Ma qui la bestia nera chi è? Nei precedenti due incontri, il Lugano ha fatto man bassa di punti, vincendo entrambe le sfide disputate. Vuoi che questa volta la cabala non ci metta del suo? Neanche a pensarlo! La partita la fa il Davos che suda, si arrabatta per far sua la contesa, le reti le segna il Lugano che soffre, barcolla, ma vince! Che la contesa, per gli uomini di Pelletier non fosse delle più agevoli, dopo le scoppole ginevrine e l’impossibilità di schierare la miglior coppia di difesa (Heed – Riva), era scontato. Tuttavia va dato merito ai ticinesi di essersi, come suol dirsi, “tirati assieme” per fare argine ad un avversario non privo di problemi (diremo a parte delle vicende trasferimenti), ma meglio in arnese, almeno nella presente serata. Invece, proprio sul più bello, quando pareva che i gialloblu dovessero cogliere il frutto della loro fatiche, tac! il Lugano passa in vantaggio e allunga. Problemi irrisolti (e non poteva essere altrimenti), risultato favorevole. Si ragiona anche meglio!
E l’Ambrì? Dopo la sua migliore partita della stagione con lo Zurigo, squadra dalle potenzialità stratosferiche al cospetto con i leventinese, ecco il più abbordabile Rapperswil. Ma la formazione di Cereda, contro i sangallesi, ha sempre rimediato brutte figure, mai capace di trovare il bandolo della matassa. Così, al Lido, dopo due minuti, vantaggio dei padroni di casa per 2 – 0 e partita già incanalata verso un epilogo ancor più triste. A poco è servito un time out e la sostituzione del portiere: 4 – 0 alla prima sirena e poca gloria per gli attaccanti. E’ pur vero che nella ripresa, con il risultato fermo a quello conseguito nel primo periodo, i biancoblu hanno colpito tre pali a Nyffeler battuto (con quello di Kostner nel primo fanno quattro!), ma ad onor del vero, sono parsi più frutto dell’improvvisazione che espressione di una manovra ragionata. Fatto è che la rete di Nattinen è stata un fuoco di paglia e la partita si è chiusa con un poco edificante 7 – 2.
LO ZURIGO SCAVALCA IL FRIBORGO. ZUGO SEMPRE IN TESTA
Lo Zurigo approfitta della sconfitta del Friborgo per scavalcarlo in classifica, infliggendo netto 2 – 0 al Bienne che ha avuto pochi argomenti per ribattere ai meglio attrezzati padroni di casa. Tabellino nettamente di marca zurighese, al di là delle segnature di Andrigetto e Roe. Brutta tegola per Chris Baltisberger: frattura della gamba e stagione finita.
Nello scontro al vertice, lo Zugo supera nettamente il Friborgo per 6 – 3. L’illusorio pareggio di Mottel, ha retto una diecina di minuti. Poi l’accelerazione dei tori ha portato ad un break che non è stato più colmato. Tre reti dello Zugo portano la firma di Yannick Zehnder.
ELIA RIVA: PRIME NOTIZIE CONFORTANTI
Capitolo a parte merita l’incidente di Elia Riva occorso al numero 37 luganese dopo 38 secondi della seconda sfida con il Ginevra. Un fallo di Damien Riat lo mandava a sbattere contro la balaustra di fondopista, con la colonna cervicale flessa pericolosamente. I soccorritori si limitavano a sorreggere il barcollante difensore, ma non adagiarlo, in sicurezza, con collare di immobilizzazione sulla barella. Manovra quanto mai rischiosa, vista la dinamica dell’incidente: che cosa ci stanno a fare i mezzi di prevenzione se poi ci si comporta in modo tanto approssimativo? Buon per tutti che Elia Riva, ricoverato all’ospedale, ad un primo esame, non mostri deficit neurologici agli arti. Bisognerà attendere valutazioni più accurate per un quadro della situazione adeguato.
Quanto al ginevrino Riat, spedito giustamente negli spogliatoi pochi istanti dopo esserne uscito, non ha nessuna generica attenuante delle solite che, spesso, gli addetti ai lavori sogliono cimentare per “giustificare” l’accaduto: la stanchezza, la frustrazione. Speriamo che la giustizia sportiva commini le abituali due giornate e 500 Fr di multa, così episodi analoghi saranno ben lungi dall’essere scoraggiati.
GINEVRA INDIGESTA PER IL LUGANO
Due incontri in 24 ore per la doppia sfida delle Vernets. Niente da fare, in entrambi i casi, per il Lugano che, partito apparentemente alla grande sino ad ottenere doppio vantaggio, si disuniva in una serie di svarioni e amnesie difensive che consentivano al quadrato avversario di fare bottino pieno. 7 – 3 la prima volta; 5 – 2 la seconda, sono risultati piuttosto eloquenti. Se sul fronte offensivo Lajunen e il ritrovato Suri, con Bertaggia, paiono il terzetto più pimpante, cui appellarsi nei momenti di affanno, la vena realizzativa di Boedker non pare bastare e Arcobello predica bene, ma qualche volta appare inascoltato. Il vero problema resta la difesa, costruita con connotati decisamente offensivi (per le caratteristiche tecniche dei giocatori) e che necessita dell’apporto dell’intera squadra se deve reggere l’urto avversario, specie quando si tratta di affrontare formazioni di spessore e caratura superiore alla media. Se poi si aggiunge l’imprecisione e errori “ortografici” da matita blu dei vecchi tempi di scuola, allora si comprende come mai il Ginevra abbia trovato così spesso la via della rete, totalizzando sei punti tondi tondi che lo distanziano dal Lugano in classifica (le formazioni era pari punti prima del doppio confronto). Insomma, nessuno si era illuso, ma da questa trasferta, Pelletier torna in Ticino con molti dubbi da risolvere e tanto lavoro da fare.
IL MIGLIOR AMBRI’ DELLA STAGIONE PIEGA UN FORTE ZURIGO
Peccato: unico assente (giustificato) il pubblico. Sarebbe stata una serata di quelle da ricordare per molti, non solo per la temperatura “da Valascia”, ma anche per le emozioni e il livello del gioco espresso dalle due squadre, con finale da botto che, come il vecchio adagio ricorda, avrebbe fatto “esplodere” la vetusta pista. Dopo l’opaca prestazione di Berna, via libera al rientro di Horansky (stante l’indisponibilità di Neuenschwander per la frattura nasale) e Dal Pian, a sorpresa Ostlund fra i pali. Ebbene, il figlio d’arte, sorpreso in avvio di partita dal disco velenoso di Diem, ha sfoderato partita di assoluto spessore, mantenendo per il resto della contesa la porta inviolata e inviolabile, confermando che, nel momento del bisogno, risponde presente. Lo Zurigo ha vissuto a lungo, cullando il sogno della vittoria, su quell’esiguo vantaggio, ma ha provveduto, in numerose occasioni, a tentare di ampliare il solco con i leventinesi, con azioni di tecnica e fattura decisamente levata, stante la classe dei suoi uomini. Così la serata è corsa via su livelli di intensità non usuali, con il punteggio sempre in bilico. La bilancia cadeva a favore dei padroni di casa, grazie a un rigore di Nattinen per fallo su Fora. Proprio il capitano doveva costituire croce e delizia per i biancoblu: qualche sbavatura difensiva, lui che sta portando il peso della difesa con minutaggi superiori alla sua norma degli anni passati, quattro penalità (di sui una all’overtime pericolosissima) con compagni chiamati al superlavoro in box play; ma, per converso, a procurare il fallo per il rigore di Nattinen e bucare Flueler all’overtime per un 2 – 1 meritato, sofferto, cercato, voluto e, finalmente, trovato!
ZURIGO A VALANGA, FRIBORGO VINCENTE
Appena il tempo di archiviare una giornata completa di campionato che si inceppa il Losanna, finito in quarantena. E dunque rinviata la sfida con il Ginevra.
Lo Zurigo passa a valanga sul Rapperswil che si era illuso del vantaggio iniziale. Poi Bader o Nyffeler in porta per i sangallesi non fa nessuna differenza: le reti fioccano come le ciliegie.
Il Davos si separa consensualmente con effetto immediato dal suo ex faro Perttu Lindgren che, nella presente stagione, dopo i guai fisici del recente passato, non ci si è più ritrovato. Così lo Zugo tenta per tre volte l’allungo, ma altrettante viene ripreso perentoriamente. La decisione ai rigore premia nettamente i gialloblu che operano il sorpasso finale.
Torna al successo il Friborgo con il Bienne che Hofer, alla nona rete stagionale, aveva portato in vantaggio. Il ritrovato Stalberg offre maggiore solidità in attacco ai burgundi e la partita cambia volto. I padroni di casa pareggiano e prendono il largo. Che non sia serata per i Seelanders, lo dimostra anche il palo che si sostituisce a Berra battuto.
CI VUOL ALTRO PER FERMARE LA CORSA DEL LUGANO
Che il Langnau sia squadra sempre imprevedibile, lo sanno in molti e ne hanno spesso pagato le conseguenze. Tuttavia, senza peccare di immodestia, questa sera ci sarebbe voluto ben altro per fermare la corsa del Lugano. Non che i bianconeri non abbiano corso i loro bravi pericoli: un paio di contropiede, con il risultato ancora aperto, li hanno concessi, ma se l’avversario non approfitta della ghiotta occasione, paga dazio a stretto giro di posta. D’altronde, con un Bertaggia in gran spolvero (autore di tre delle cinque reti), il Lugano ha concretizzato le occasioni avute, sfruttando al meglio la frizzante serata del suo numero 10, andato a bersaglio con rete di grande astuzia, in mischia e su rigore. Da dire: peccato! per lo shout out mancato di Schlegel a una manciata di secondi dalla sirena conclusiva.