GINEVRA ALL’ASSASLTO, BIENNE IN AFFANNO

Derby romando alla St. Leonard dove il Friborgo è stato nettamente battuto da un Ginevra che, in questi ultimi incontri ha dovuto fare a meno, per i fulmini del Giudice Sportivo, di parecchie pedine di spicco, incorsi in comportamenti degni di sanzione. A quelli susseguenti la partita con l’Ambrì, si era aggiunta la squalifica di sette giornate a Janathan Mercier, reo di aver mandato, senza troppi complimenti, a gambe all’aria l’arbitro principale (sempre nella stessa partita). Eppure, come se niente fosse, sei punti in carniere a corroborare la classifica delle Aquile. La svolta nel secondo periodo, quando Winnick e Omark hanno scavato il fosso che Rossi si illudeva di colmare. 4 – 1 il finale.

Il Bienne domina il Rapperswil che barcolla, ma rimane a galla, non senza una certa dose di fortuna. Il risultato rimane a lungo fermo su quell’ 1 – 0 dei primi minuti, tanto da apparire frustrante per i padroni di casa. Così i sangallesi, sorretti dal terzetto straniero, prendono fiducia e cominciano a macinare gioco dalle parti di Van Pottelberghe. Il pareggio è nell’aria e lo “trova”, in tutti i sensi, Moses che spinge in rete un disco che gli carambola addosso e sul … piede: kick o no? … forse, ma rete accordata. Così, però e un po’ troppo e Rajala rispolvera vecchia abitudini in power play per i definitivo, striminzito vantaggio

L’AMBRI’ MERITA, LO ZUGO VINCE

Non sono bastati 46 tiri a 30 contro la corazzata Zugo per far breccia nella porta difesa molto bene da Luca Hollenstein, che ha festeggiato shut out al termine di una partita in cui la sua squadra ha spesso subito l’abnegazione dell’Ambrì che, purtroppo, anche questa sera, non ha trovato la via della rete. Ma Cereda non demorde: la strada è quella giusta, non bisogna arrendersi e continuare a lavorare. Alla fine i risultati premiano la costanza, magari una sera può non essere quella giusta, ma è certo, assolutamente certo, che non ci si deve arrendere. Purtroppo per lui e per la sua squadra, la serata di Zugo aggiunge un ulteriore preoccupante problema: al 51′ Julius Nattinen veniva spinto da Cadonau contro la balaustra in un impatto maldestro che costringeva l’attaccante a raggiungere, sorretto a braccia e in evidenti precarie condizioni, la panchina e, di lì, l’ospedale per i primi accertamenti. A Lucerna hanno escluso danni maggiori (fratture o commozione cerebrale), ma un danno distorsivo cervicale lo terrà lontano dal ghiaccio almeno un paio di settimane. La partita, sul piano del gioco, aveva preso il definitivo indirizzo in apertura di secondo periodo con la rete di Nick Shore (fratello di Drew, noto in quel di Kloten qualche anno fa). Peccato, perchè di occasione agli attaccanti leventinesi ne erano capitate, ma il killer instinct ha fatto ancora difetto e non se ne è fatto nulla neppure nei 5′ per l’espulsione di Cadonau. Ininfluente la rete a porta vuota di Simion nei minuti finali.

ANCHE IL DAVOS METTE A NUDO I LIMITI DEL LUGANO

Dopo la non-partita con lo Zugo, Pelletier rimescola le carte almeno in attacco, nulla potendo per quel che concerne la difesa. Mettendo i pimpanti Fazzini e Bertaggia alle ali di Arcobello, spera di raccogliere maggiore incisività in attacco. Per contro, però, la partita vede gli ospiti più propensi a modificare il trend negativo dopo quattro incontri finiti a bocca asciutta e, sulle scorta di un indiavolato terzetto Turunen – Corvi – Ambuhl, cominciano a mettere pressione alla retroguardia ticinese che capitola ben due volte nei primi minuti, compromettendo la lucidità e il morale bianconero. In effetti ci vuole parecchio perchè la formazione di casa rimetta il naso dalle parti del confermato Aeschlimann, battuto da Burgler in avvio di ripresa. Quando Herzog ribadisce le distanza (gli arbitri visionano a lungo le immagini, ma il Lugano ha ragione di lamentarsi per il bastone alto dell’attaccante grigionesse), il Davos diventa padrone della situazione e comanda a piacimento. L’episodio che potrebbe ribaltare la partita arriva al 47′: Corvi ingenuamente spinge lontano un bastone rotto sul ghiaccio e provoca un inutile rigore che Fazzini trasforma e mette le ali ad un ritrovato Lugano. Troppo tardi per rimettere in carreggiata una partita dove il Davos (episodio terza rete a parte) ha sicuramente meritato il vantaggio.

LUGANO: IL “TRENO” CORRE!

Il “Treno” corre troppo veloce per il Lugano che, dopo poco più di 15 minuti, poteva tornare tranquillamente negli spogliatoi, tanto la situazione era ampiamente e definitivamente cristallizzata: 4 – 0 per uno Zugo che ha messo in ogni cambio una intensità, una voglia e una determinazione che ha assolutamente colto impreparato l’avversario. Che la formazione di Tangnes viaggi a velocità completamente sconosciuta alle altre formazioni è evidente: basta guardare la classifica. Che il Lugano, nel presente momento, oltre l’onere di una ridda di partite da giocare (7 in 15 giorni), debba fare il contro con mezza difesa in infermeria, costituisce attenuante da tenere presente. Tuttavia, il divario non è spiegabile solo in questi termini. La timida reazione del secondo periodo con la rete di Fazzini è stata subito ridimensionata, a stretto giro di posta, dalla seconda personale di Diaz, capitano, ma anche esempio di questo Zugo stratosferico. Unica nota positiva della serata in casa ticinese, la crescita evidente, cambio dopo cambio di Ugazzi e del debuttante Villa. Questa, oltre alla lezione “di mentalità” impartita dallo Zugo, possibilmente da copiare e mettere in pratica, quello che rimane di una serata finita male, quasi ancora prima di cominciare.

AMBRI’: IL COMPITINO NON BASTA

Non ha giocato una brutta partita l’Ambrì e ha retto bene il confronto con una formazione, il Davos, decisamente in palla, dalle velocissime ripartenze (capaci di tagliar fuori le linee leventinesi), con nelle gambe un ritmo a volte davvero indiavolato. Reggere l’urto però non vuol dire far propria la partita; così, quando Knak ha siglato la rete del vantaggio gialloblu, è parso chiaro che, nonostante la buona volontà e la disciplina, la formazione di Cereda difficilmente avrebbe rimesso in carreggiata la partita. Dove è mancato l’Ambrì, se pure non ha demeritato? Come in occasione della sfida di qualche giorno fa con il Ginevra, è parsa evidente la poca consistenza del power play: troppe, anche questa sera le occasioni avute a disposizione per non cavare neppure una rete! Chiaro che le situazioni speciali possono dare quel qualcosa in più ad una formazione, come la squadra sopracenerina, che per natura fatica a competere con il tasso tecnico delle formazioni di maggiore caratura. E così, seppure senza particolari appunti da addebitare, Fora e compagni se ne escono dal ghiaccio con consensi e apprezzamenti, ma senza punti in classifica.

FLUELER FERMA IL LUGANO

Con una prestazione stratosferica, il portiere dei Lions si è caricato sulle spalle da solo il compito di reggere l’urto di un Lugano che ha pattinato moltissimo, attaccato, tirato, ma non è riuscito a far breccia se non nell’unica occasione di Morini, lesto a raccogliere un rebound (uno dei pochi concessi) su precedente numero di Fazzini. E quando Flueler è parso battuto, ci hanno pensato gli avanti bianconeri a difettare di mira. Causa le note assenze difensive, cui si è aggiunto strada facendo anche Wolf, il Lugano ha dato spazio a Ugazzi che si è ben comportato, nonostante i soli 19 anni. A dire il vero, il Lugano aveva anche trovato il vantaggio nel primo tempo, ma la rete era viziata da netto passaggio con la mano di Bertaggia e giustamente è stata annullata. Così, sul più bello dell’arrembare ticinese, è giunta la doccia fredda della rete di Wick, lesto a ribadire in rete un disco che si credeva in possesso di Schlegel. Il resto della partita è vissuto sulla medesima falsariga, con il raddoppio di Gering e la rete di Morini che teneva vive le speranze, mai concretizzate.

AMBRI’ PIU’ TOSTO DEL GINEVRA: GIUSTO 2 – 0

Torniamo al solito discorso della bestia nera: per la terza volta di fila il Ginevra si inchina all’Ambrì che fa sua la partita, giocata con grinta, abnegazione e coraggio. Non ricordo una sola partita filata via in modo lineare con le aquile granata: gioco rognoso, spezzettato, a volte rude e sopra le righe. Così lo è stato anche stasera, ma l’Ambrì ha avuto il grande merito di costruire la vittoria con pazienza, sbagliando (a volte troppo, specie in power play), ma stringendo i denti ha retto l’urto e meritatamente vinto. Le cose non si erano messe bene per i padroni di casa che perdevano Trisconi al 15′ (sbilanciato da Tommernes discretamente distante dalla balaustra, cadeva malamente battendo il braccio e la testa e doveva abbandonare la partita). I cinque minuti da penalità di partita dello svedese non sortivano effetto, ma il vantaggio arrivava fortunosamente da un centro teso di Zwerger, deviato da Vollmin alle spalle del suo incolpevole portiere ad inizio ripresa. Le molte penalità offrivano lo spunto per il raddoppio, ma il power play biancoblu appariva troppo prevedibile e, in qualche occasione, persino superficiale nel controllo del disco, tanto da innescare pericolosi contropiede che Ciaccio era chiamato a fermare con bravura. Ottenuto il raddoppio con ottima deviazione al volo di Kneubuehler nel terzo tempo, la formazione di Cereda rischiava nel finale di compromettere tutto, sempre in superiorità numerica! Finiva con il tiro di Flynn verso la porta vuota ed il check di Omark che innescava gigantesca bagarre davanti alla panchina ginevrina con ridda di penalità: 5 + 20 per Fritsche, Omark e Fehr da una parte; Novotny e Isacco Dotti dall’altra.

Il giudice sportivo, visti i referti di Wigand e Salonen (arbitri principali dell’incontro) puniva Tommernes, Fritsche e Omark con un turno di squalifica.

A DAVOS E’ PARTITA LA RIVOLUZIONE

Scarsità di risultati, Covid a parte, che pure ha contribuito, e non poco a rendere difficoltoso tutto il cammino delle squadre, inducono a fare delle riflessioni. A Davos hanno fatto in fretta. Perttu Lindgren rescide consensualmente il contratto e lascia dopo quattro anni l’Engadina che lo aveva visto protagonista prolifico, ma anche bersagliato dagli infortuni. Ora si è cercato di trovare una sistemazione, nelle varie linee, che lo riportasse ai vecchi fasti. Tutto vano e dunque meglio separarsi subito. Così, sull’asse Davos – Bienne, va in scena un robusto cambio di casacche: il finlandese prende la via del lago per lo svedese David Ullstrom; Luca Hischier prende il posto di Valentin Nussbaumer.

AD OGNUNO LA SUA BESTIA NERA!

Già: per sfortuna, o per la parte avversa, per fortuna, ci sono anche le bestie nere! Lo sanno benissimo Lugano e Ambrì che ci si sono imbattuti ormai ben tre volte e con identico risultato: tre sconfitte.

Il Ginevra collezione nove punti in tre partite con il Lugano, che torna dalla doppia trasferta delle Vernets non solo con l’infortunato Elia Riva (per il fallo di Damien Riat il giudice ha finalmente usato metro più consono, comminando sette giornate di squalifica e 6.000 Fr. di multa), ma anche con Tim Heed in infermeria per una commozione cerebrale (le immagini non chiariscono l’accaduto: uno scontro, a disco lontano, con Miranda, forse fortuito). Così, complice il covid che ha fermato il Berna chiudendolo in quarantena, si decidere di mandare in scena alla Corner Arena un Lugano – Davos in sostituzione. Ma qui la bestia nera chi è? Nei precedenti due incontri, il Lugano ha fatto man bassa di punti, vincendo entrambe le sfide disputate. Vuoi che questa volta la cabala non ci metta del suo? Neanche a pensarlo! La partita la fa il Davos che suda, si arrabatta per far sua la contesa, le reti le segna il Lugano che soffre, barcolla, ma vince! Che la contesa, per gli uomini di Pelletier non fosse delle più agevoli, dopo le scoppole ginevrine e l’impossibilità di schierare la miglior coppia di difesa (Heed – Riva), era scontato. Tuttavia va dato merito ai ticinesi di essersi, come suol dirsi, “tirati assieme” per fare argine ad un avversario non privo di problemi (diremo a parte delle vicende trasferimenti), ma meglio in arnese, almeno nella presente serata. Invece, proprio sul più bello, quando pareva che i gialloblu dovessero cogliere il frutto della loro fatiche, tac! il Lugano passa in vantaggio e allunga. Problemi irrisolti (e non poteva essere altrimenti), risultato favorevole. Si ragiona anche meglio!

E l’Ambrì? Dopo la sua migliore partita della stagione con lo Zurigo, squadra dalle potenzialità stratosferiche al cospetto con i leventinese, ecco il più abbordabile Rapperswil. Ma la formazione di Cereda, contro i sangallesi, ha sempre rimediato brutte figure, mai capace di trovare il bandolo della matassa. Così, al Lido, dopo due minuti, vantaggio dei padroni di casa per 2 – 0 e partita già incanalata verso un epilogo ancor più triste. A poco è servito un time out e la sostituzione del portiere: 4 – 0 alla prima sirena e poca gloria per gli attaccanti. E’ pur vero che nella ripresa, con il risultato fermo a quello conseguito nel primo periodo, i biancoblu hanno colpito tre pali a Nyffeler battuto (con quello di Kostner nel primo fanno quattro!), ma ad onor del vero, sono parsi più frutto dell’improvvisazione che espressione di una manovra ragionata. Fatto è che la rete di Nattinen è stata un fuoco di paglia e la partita si è chiusa con un poco edificante 7 – 2.

LO ZURIGO SCAVALCA IL FRIBORGO. ZUGO SEMPRE IN TESTA

Lo Zurigo approfitta della sconfitta del Friborgo per scavalcarlo in classifica, infliggendo netto 2 – 0 al Bienne che ha avuto pochi argomenti per ribattere ai meglio attrezzati padroni di casa. Tabellino nettamente di marca zurighese, al di là delle segnature di Andrigetto e Roe. Brutta tegola per Chris Baltisberger: frattura della gamba e stagione finita.

Nello scontro al vertice, lo Zugo supera nettamente il Friborgo per 6 – 3. L’illusorio pareggio di Mottel, ha retto una diecina di minuti. Poi l’accelerazione dei tori ha portato ad un break che non è stato più colmato. Tre reti dello Zugo portano la firma di Yannick Zehnder.