PER L’AMBRI’ ARRIVA BRENDAN PERLINI

La situazione molto precaria degli attaccanti leventinesi, la difficoltà di tornare alla buona salute per poter scendere sul ghiaccio, soprattutto dei due stranieri (Nattinen e D’Agostini), hanno indotto Paolo Duca ad effettuare l’ingaggio sino al termine della stagione di Brendan PERLINI, attaccante centro / ala italo canadese, con un trascorso di NHL ragguardevole per i suoi 24 anni: 239 partite con 46 reti e 30 assist). Si spera di avere presto a disposizione di un giocatore dal fisico possente (1.91 di statura e 96 Kg), ma molto veloce e dotato di un buon tiro, con la voglia di ritornare presto a calcare il ghiaccio nordamericano, quindi voglioso anche di sfruttare questa chance che gli viene offerta.

PER L’AMBRI’ NON E’ POSSIBILE FARE DI PIU’

Pesante passivo nella partita con il Losanna, cui venti giorni di inattività non hanno fatto neppure un baffo! 6 – 0 è risultato per certi versi anche ingiusto, perchè almeno sino allo 0 – 3, i padroni di casa hanno opposto resistenza sfortunata, ma improduttiva ad un avversario che, già a ranghi completi, sarebbe stato troppo ostico per i leventinesi. Figuriamoci senza Nattinen e D’agostini, oltre agli altri! In effetti, dalle parti di Stephan, la capacità di nuocere è apparsa da subito troppo evanescente. A dire il vero, sull’ 1 – 0, Fora aveva rotto la maledizione del power play, battendo l’estremo difensore vodese con una sassata schermata dal solito Fohrler, ma gli arbitri, dopo lunga revisione dell’azione, hanno deciso per una interference dell’attaccante sul portiere ed hanno annullato la rete. Decisione forse un po’ fiscale, ma non del tutto inesatta. Fosse andata diversamente, qualche freccia nella faretra l’Ambrì l’avrebbe avuta da scoccare: non sarebbe cambiato il vincitore, ma le proporzioni del divario decisamente più accettabili. Ne avrebbe beneficiato il lato emozionale, anche in prospettiva. Certo, dopo il 3 – 0 di Emmerton, i remi sono stati tirati in barca, le gambe erano dure e paesanti, ma soprattutto il morale sotto i pattini. Cereda le ha provate tutte per accendere il fuoco sacro: da Neuenschwader che ha giocato una quantità incredibile di minuti, anche in superiorità, a Pinana schierato all’ala. La corazzata Losanna, dall’alto della sua potenza e classe, non ha fatto una piega. Ha mantenuto alto il livello delle sue prestazione e della velocità di esecuzione, con reti anche di ottima fattura. Chapeau!

ZUGO E ZURIGO VINCONO GLI SCONTRI DI ALTA CLASSIFICA

Lo Zurigo cerca di scrollarsi di dosso un attaccaticcio Friborgo che rimonta, rete su rete, il tentativo di fuga dei Lions. Tim Berni sblocca il risultato nella ripresa, ma un’azione di Herren su Noreau, cui ruba il disco, giudicata “regolare” dagli arbitri riporta alla parità. Hollenstein sbaglia un rigore, ma propizia, nel terzo periodo, il nuovo vantaggio si Andrighetto. Gioia effimera, perchè, un minuto dopo tutto da rifare grazie a una prodezza di Stalberg. Non resta che l’overtime, dove Kruger regala il definitivo vantaggio ai padroni di casa.

Alternanza di vantaggi e grandi emozioni tra Zugo e Ginevra. Ospiti in vnataggio e costantemente pericolosi e vicini, al punteggio al quotato padrone di casa sino al 3 – 3. La sassata di Hofmann scardina definitivamente la resistenza ospite che capito anche su tocco di Kovar. Lo Zugo è sempre più solitario in vetta alla classifica.

Tra Bienne e Davos la prima serata dopo gli scambi dei giorni scorsi. Il Bienne è l’unico sul ghiaccio e non ci mette molto a veleggiare sul 2 – 0. Il Davos scende dal pullman nella ripresa e comincia a farsi minaccio davanti a Van Pottelberghe. A questo punto si fanno notare gli ex: prima segna Ullstrom, quindi Nussbaumer. All’overtime ci pensa Paluishaj, sui tiro sbagliato di Guerra, a punire un Bienne troppo sciupone.

IL LUGANO AFFONDA ANCHE AL LIDO

Neppure dal Lido di Rapperswil il Lugano torna con il sorriso. Purtroppo le assenze ci sono, ma quello che pare fare difetto alla formazione di Pelletier è l’aspetto mentale. Anche questa sera, in un paio di minuti, la formazione avversaria scava un solco di un paio di reti, quasi senza colpo ferire, con discreta facilità, coadiuvata da una opposizione troppo leggera. E’ evidente che, con gli effettivi più limitati (anche se in difesa si devono dire solo cose positive dei giovani Ugazzi e Villa), occorre un maggior dispendio di energie per andare a riacchiappare un avversario cui si è consentito agevole vantaggio. Alla fine, ad inizio ripresa, il Lugano era riuscito a rimmersi sui binari della parità, grazie alla ritrovata vena offensiva di Arcobello (autore della prima rete e dell’assist per Morini). Purtroppo un palo – traversa galeotto, su tiro di Fazzini, impediva un vantaggio che, per quanto visto, non era neppure demeritato. Invece, difesa molle e quella vecchia volte di Clark ne approfittava per cavare nuovo vantaggio dei sangallesi. Da questa ulteriore botta, la quadra bianconera non si riprendeva più: pressione sterile finchè Cervenka, sempre lui, chiudeva a porta sguarnita l’ennesima serata poco ispirata dei ticinesi.

L’AMBRI’ CON KOSTNER RITROVA RETI E VITTORIA

Dopo 152 minuti di polveri bagnate, la sassata al volo di Diego Kostner è stata una vera e propria liberazione. Partita intensa a Langnau con due formazioni molto simili per struttura, classifica e credo hockeystico. L’ha spuntata l’Ambrì, per altro poco avvezzo a fare punti con le formazione di bassa classifica, in virtù di una disciplina davvero notevole, specie in difesa e con volontà di vittoria che non è venuta meno neppure dopo il pareggio di Huguenin a 5′ dalla sirena finale. Seppure ancora balbettante in attacco (anche questa sera nessuna rete in superiorità) e con soli due stranieri sul ghiaccio, i presenti hanno fatto di tutto per mettere il loro contributo al servizio della squadra. Tuttavia, ancora “mani tremanti” non hanno capitalizzato le occasioni presentate, favorendo la possibilità del Langnau di alimentare speranze per il suo abituale finale all’arrembaggio. Fortunatamente, la rete dei padroni di casa non ha disunito i ragazzi di Cereda che hanno cercato di riprendere il discorso dove era stato interrotto e, prima della sirena, hanno avuto ancora qualche opportunità di chiuderla definitivamente. Ci ha pensato poi Kostner a ribadire la vittoria all’inizio dell’overtime. Le notizie che giungono dall’infermeria fanno presupporre tempi lunghi per il recupero dei due stranieri (Nattinen e D’Agostini) su cui, in avvio di campionato, si faceva affidamento per scardinare le difese avversarie. Pazienza: ad Ambrì si è sempre fatto di necessità virtù. Lo sarà anche questa volta.

GINEVRA ALL’ASSASLTO, BIENNE IN AFFANNO

Derby romando alla St. Leonard dove il Friborgo è stato nettamente battuto da un Ginevra che, in questi ultimi incontri ha dovuto fare a meno, per i fulmini del Giudice Sportivo, di parecchie pedine di spicco, incorsi in comportamenti degni di sanzione. A quelli susseguenti la partita con l’Ambrì, si era aggiunta la squalifica di sette giornate a Janathan Mercier, reo di aver mandato, senza troppi complimenti, a gambe all’aria l’arbitro principale (sempre nella stessa partita). Eppure, come se niente fosse, sei punti in carniere a corroborare la classifica delle Aquile. La svolta nel secondo periodo, quando Winnick e Omark hanno scavato il fosso che Rossi si illudeva di colmare. 4 – 1 il finale.

Il Bienne domina il Rapperswil che barcolla, ma rimane a galla, non senza una certa dose di fortuna. Il risultato rimane a lungo fermo su quell’ 1 – 0 dei primi minuti, tanto da apparire frustrante per i padroni di casa. Così i sangallesi, sorretti dal terzetto straniero, prendono fiducia e cominciano a macinare gioco dalle parti di Van Pottelberghe. Il pareggio è nell’aria e lo “trova”, in tutti i sensi, Moses che spinge in rete un disco che gli carambola addosso e sul … piede: kick o no? … forse, ma rete accordata. Così, però e un po’ troppo e Rajala rispolvera vecchia abitudini in power play per i definitivo, striminzito vantaggio

L’AMBRI’ MERITA, LO ZUGO VINCE

Non sono bastati 46 tiri a 30 contro la corazzata Zugo per far breccia nella porta difesa molto bene da Luca Hollenstein, che ha festeggiato shut out al termine di una partita in cui la sua squadra ha spesso subito l’abnegazione dell’Ambrì che, purtroppo, anche questa sera, non ha trovato la via della rete. Ma Cereda non demorde: la strada è quella giusta, non bisogna arrendersi e continuare a lavorare. Alla fine i risultati premiano la costanza, magari una sera può non essere quella giusta, ma è certo, assolutamente certo, che non ci si deve arrendere. Purtroppo per lui e per la sua squadra, la serata di Zugo aggiunge un ulteriore preoccupante problema: al 51′ Julius Nattinen veniva spinto da Cadonau contro la balaustra in un impatto maldestro che costringeva l’attaccante a raggiungere, sorretto a braccia e in evidenti precarie condizioni, la panchina e, di lì, l’ospedale per i primi accertamenti. A Lucerna hanno escluso danni maggiori (fratture o commozione cerebrale), ma un danno distorsivo cervicale lo terrà lontano dal ghiaccio almeno un paio di settimane. La partita, sul piano del gioco, aveva preso il definitivo indirizzo in apertura di secondo periodo con la rete di Nick Shore (fratello di Drew, noto in quel di Kloten qualche anno fa). Peccato, perchè di occasione agli attaccanti leventinesi ne erano capitate, ma il killer instinct ha fatto ancora difetto e non se ne è fatto nulla neppure nei 5′ per l’espulsione di Cadonau. Ininfluente la rete a porta vuota di Simion nei minuti finali.

ANCHE IL DAVOS METTE A NUDO I LIMITI DEL LUGANO

Dopo la non-partita con lo Zugo, Pelletier rimescola le carte almeno in attacco, nulla potendo per quel che concerne la difesa. Mettendo i pimpanti Fazzini e Bertaggia alle ali di Arcobello, spera di raccogliere maggiore incisività in attacco. Per contro, però, la partita vede gli ospiti più propensi a modificare il trend negativo dopo quattro incontri finiti a bocca asciutta e, sulle scorta di un indiavolato terzetto Turunen – Corvi – Ambuhl, cominciano a mettere pressione alla retroguardia ticinese che capitola ben due volte nei primi minuti, compromettendo la lucidità e il morale bianconero. In effetti ci vuole parecchio perchè la formazione di casa rimetta il naso dalle parti del confermato Aeschlimann, battuto da Burgler in avvio di ripresa. Quando Herzog ribadisce le distanza (gli arbitri visionano a lungo le immagini, ma il Lugano ha ragione di lamentarsi per il bastone alto dell’attaccante grigionesse), il Davos diventa padrone della situazione e comanda a piacimento. L’episodio che potrebbe ribaltare la partita arriva al 47′: Corvi ingenuamente spinge lontano un bastone rotto sul ghiaccio e provoca un inutile rigore che Fazzini trasforma e mette le ali ad un ritrovato Lugano. Troppo tardi per rimettere in carreggiata una partita dove il Davos (episodio terza rete a parte) ha sicuramente meritato il vantaggio.

LUGANO: IL “TRENO” CORRE!

Il “Treno” corre troppo veloce per il Lugano che, dopo poco più di 15 minuti, poteva tornare tranquillamente negli spogliatoi, tanto la situazione era ampiamente e definitivamente cristallizzata: 4 – 0 per uno Zugo che ha messo in ogni cambio una intensità, una voglia e una determinazione che ha assolutamente colto impreparato l’avversario. Che la formazione di Tangnes viaggi a velocità completamente sconosciuta alle altre formazioni è evidente: basta guardare la classifica. Che il Lugano, nel presente momento, oltre l’onere di una ridda di partite da giocare (7 in 15 giorni), debba fare il contro con mezza difesa in infermeria, costituisce attenuante da tenere presente. Tuttavia, il divario non è spiegabile solo in questi termini. La timida reazione del secondo periodo con la rete di Fazzini è stata subito ridimensionata, a stretto giro di posta, dalla seconda personale di Diaz, capitano, ma anche esempio di questo Zugo stratosferico. Unica nota positiva della serata in casa ticinese, la crescita evidente, cambio dopo cambio di Ugazzi e del debuttante Villa. Questa, oltre alla lezione “di mentalità” impartita dallo Zugo, possibilmente da copiare e mettere in pratica, quello che rimane di una serata finita male, quasi ancora prima di cominciare.

AMBRI’: IL COMPITINO NON BASTA

Non ha giocato una brutta partita l’Ambrì e ha retto bene il confronto con una formazione, il Davos, decisamente in palla, dalle velocissime ripartenze (capaci di tagliar fuori le linee leventinesi), con nelle gambe un ritmo a volte davvero indiavolato. Reggere l’urto però non vuol dire far propria la partita; così, quando Knak ha siglato la rete del vantaggio gialloblu, è parso chiaro che, nonostante la buona volontà e la disciplina, la formazione di Cereda difficilmente avrebbe rimesso in carreggiata la partita. Dove è mancato l’Ambrì, se pure non ha demeritato? Come in occasione della sfida di qualche giorno fa con il Ginevra, è parsa evidente la poca consistenza del power play: troppe, anche questa sera le occasioni avute a disposizione per non cavare neppure una rete! Chiaro che le situazioni speciali possono dare quel qualcosa in più ad una formazione, come la squadra sopracenerina, che per natura fatica a competere con il tasso tecnico delle formazioni di maggiore caratura. E così, seppure senza particolari appunti da addebitare, Fora e compagni se ne escono dal ghiaccio con consensi e apprezzamenti, ma senza punti in classifica.