UN IMMENSO AMBRI’ SPINGE KAPANEN FUORI DALLA PANCHINA

Si potrebbe dire che ieri sera l’Ambrì ha esagero: esagerato nel punteggio (7 – 2 non si vedeva da tempo sotto le volte della Valascia, figuriamoci in un derby!); esagerato nell’impeto, nella determinazione, nella lotta dal primo all’ultimo secondo a tutta pista che ha letteralmente annichilito il Lugano; esagerato nel prendersi sulle spalle la propria croce (legge una miriade di giocatori fermi in infermeria) e lottare con quelli rimasti come se nulla fosse. Chapeau! Nulla da aggiungere. E il riassunto di tutto sta nelle parole, sempre pacate e lucide, del suo condottiero Luca Cereda: “Quando il vento ti è contrario, non hai che due possibilità: o piangerti addosso, o lavorare e andare avanti con la maggior dedizione possibile” Al Lugano non è rimasta che la figuraccia dell’impreparato: incapace di affrontare un avversario che pattinava il doppio di lui, incapace di uscire dal terzo per lunghi tratti della contesa, incapace di balbettare qualcosa che rendesse meno amara la situazione. Le lacrime, a fine gara, di Chiesa sono l’emblema dell’impotenza, ma anche la testimonianza che i mali sono profondi. Ora, come sempre, paga l’allenatore, come una lunga serie prima di lui, gettando alle ortiche l’ennesima “rifondazione” abortita sul nascere. Sarebbe il caso di ricordare che sul ghiaccio si sono viste prestazioni sconcertanti: e molte di queste solo l’esatta riproduzione di quelle viste nelle precedenti situazioni. Purtroppo i protagonisti (alcuni sono sopravvissuti dalla prima all’ultima), sono rimasti inamovibili.