Nessuno avrebbe mai potuto prevedere quello che è successo nel mondo! E sta ancora succedendo, stravolgendo e distorcendo la vita di ognuno di noi. Non poteva essere diversamente per l’hockey, dove, realisticamente, siamo nella condizione di chiederci quando, dove, come, sarà possibile ritrovarsi in una pista, al freddo, ma stipati gli uni vicini agli altri, riscaldati dal calore del tifo, della passione, dell’amore per una squadra che sta lottando sul ghiaccio. Non illudiamoci. Per ora, meglio di niente, passi il surrogato di stadi semideserti, qualche centinaio di spettatori al massimo, là dove avrebbero potuto essere qualche migliaio. A quando le pacchie sulle spalle, le chiacchierate, le opinioni, il calore della gente, anche per i giocatori? Ci resta la possibilità di assistere, semmai, con tutti i rischi connessi, stante il dilagare dell’infezione, un po’ asetticamente distanziati a veder scorrere “un film” che, con quello che abbiamo sempre amato, ha ben poco da condividere. Il resto provano a farlo i media, presentando una scena surreale, a tribune rigorosamente vuote, con l’incertezza persistente che lo spettacolo si interrompa (come successo per lo Jokerit, finito di filato in quarantena e con gli incontri di KHL sospesi). La Svizzera, realisticamente, ha optato, dopo la sospensione dei play off della scorsa primavera, per una annata … di transizione, senza relegazione, con la possibilità della promozione per la vincente della LNB. Alcuni club, specie quelli con maggiori difficoltà economiche, dovendo supportare anche una vistosa diminuzione delle capienze degli stadi, hanno optato per formazioni meno pretenziose (leggi Ambrì, Langnau, Rapperswil). Il rischio di uno scivolone economico che ti mandi a gambe all’aria è tutt’altro che impossibile. Certamente gli introiti per spettatori presenti, vendita di prodotti di ristoro e merchandising saranno nettamente ridimensionati. Quindi utilizzare il poco a disposizione per quelle scelte che sono irrinunciabili (giocatori autoctoni in scadenza che bisogna necessariamente preservare dagli assalti della concorrenza) piuttosto di voli pindarici all’inseguimento del fenomeno d’oltre oceano ancora libero da impegni. Ne soffrirà lo spettacolo e la competizione, ma in periodo … di guerra l’imperativo resta sopravvivere (non del tutto scontato!). Sagge risuonano le parole di Luca Cerada: “Non abbiamo un milione da spendere, ma abbiamo un milione di idee …”