C’E’ AMAREZZA … MA E’ FESTA COMUNQUE!

Alla fine non è bastato un grande primo tempo per permettere all’Ambrì di porre piede in finale della Spengler. Alla prima pausa con una sola rete di svantaggio (1 – 0 di Dal Pian), dopo la metà della contesa il Trinec (una signora squadra, sia detto chiaramente) ha cominciato a macinare gioco e pressione arrivando, a fil di seconda sirena, ad un pareggio sostanzialmente meritato. Il vantaggio in avvio di terzo periodo, pareva aver messo la definitiva ipoteca sulla serata, ma l’Ambrì ha avuto ancora un sussulto per i suoi inimitabili sostenitori: la deviazione fantasma di Flynn che pareggiava i conti sul 2 – 2. Tanto bastava per mandare tutti all’overtime dove il sig. Stransky, un signor giocatore, indipendentemente dalla rete realizzata, chiudeva i conti. Proprio il numero 44 del Trinec ha suscitato ammirazione; grande merito della vittoria va a lui, capace di portare, con il suo fisico e la sua carica, lo scompiglio nella retroguardia biancoblu. Sarebbe da dire, se la battuta non fosse sin troppo facile, un giocatore da “Ambrì” .


Cala il sipario, per i leventinesi, su questa coppa giocata sempre con indomabile coraggio, abnegazione, spirito di sacrificio (compresi i nuovi arrivati da altre formazioni che, forse per la prima volta, hanno potuto comprendere cosa significhi “giocare per ‘Ambrì”) regalando alla formazione di Luca Cereda solo applausi, solo convinti consensi. E quanto tutti tenessero a fare bella figura, lo mostra la voce rotta dall’emozione e le lacrime agli occhi del Presidente Lombardi ai microfoni della RSI: è mancata la ciliegina sulla torta, ma tutti hanno visto e toccato con mano di cosa sia capace una realtà piccola e dalle risorse limitate, ma con un cuore grande, inimitabile.  E’ facile cadere nella retorica, ma lo spettacolo sulle tribune e il coro della Montanara resterà nella mente, negli occhi, certamente tra le emozioni che non si scordano, di milioni di persone in tutto il mondo!