VERDI SUL TELETEXT!!

Per entrambe le ticinesi è tempo di salire sul treno dei play off. Mai sconfitta (per altro con identico punteggio di 3 – 1) fu mai così poco amara: arrivata la notizia della sconfitta contemporanea del Friborgo nel derby di Malley, entrambe le squadre hanno potuto festeggiare. Chiude a Davos una serata più ombre che luci, facendo qualche passo indietro rispetto al passato prossimo, il LUGANO che, contro i grigionesi, condannati allo spareggio, si è fatto mettere sotto più di quanto il punteggio non dica. Distratti e arruffoni, come spesso è capitato in stagione, i sottocenerini sono rimasti a galla in virtù della rete (la trentesima) dell’inossidabile Hofmann (quanto sarà rimpianto!) e avrebbero anche potuto trovare miglior sorte, se non si fossero impantanati nelle spire della fumosa inutilità. Con Vitolinsh che ha sapientemente catechizzato i suoi ad interrompere sul nascere le iniziative dell’avversario con un forcheking alto, per il Lugano è stato come spegnere la luce. Si aggiunga la serata di particolare verve di Ambuhl, tante primavere, ma pattinaggio, velocità, intelligenza tattica e furbizia da vendere a chili, ecco servito il piatto che ha avvelenato la trasferta di Ireland e soci, addolcito, dopo una buona mezzora dalla terza sirena, dalla notizia che il Friborgo aveva perso ai rigori.

Ben altre considerazioni ispira vedere in “verde” sul teletext l’Ambrì – Piotta. Alzi la mano chi, ai nastri di partenza, avrebbe scommesso un cent sulla riuscita della formazione sapientemente orchestrata da Luca Cereda e Paolo Duca! Chi, fra gli addetti ai lavori, anni di esperienza sulle spalle, si spingeva più in là, lo accreditava di un buon campionato e non troppo distante dalla linea! Invece, lavoro, sudore, umiltà hanno portato un manipolo di coraggiosi e volenterosi oltre ogni aspettativa e, c’è da credere, passati i bollenti spiriti della serata, tutti sono già con la testa a lunedi: battere il Rapperswil alla Valascia e vedere di trovare un seggiolino ancora più comodo. Di fronte a questo, la partita della Bossard Arena passa in secondo piano. L’Ambrì non ha giocato una delle sue migliori partite, ma è riuscito a rimanere in corsa sino alla fine. Tolte una manciata di uscite, mai il divario con l’avversario è stato tale da mortificare la formazione di Cereda: si può perdere, ma uscendo sempre a testa alta dalla contesa, sapendo di aver dato il massimo.

Sulle altre piste molti verdetti interessanti. Il BERNA, scontato capoclassifica, lascia le penne alla Ilfis con un LANGNAU che si esalta nel derby e si inserisce di prepotenza nella battaglia per il terzo posto; lo ZURIGO travolge il RAPPERSWIL (6 – 2) ma potrebbe essere troppo tardi: a 74 punti, ne vanta due sul SERVETTE, lanciatissimo da due successi consecutivi, ed è attesa da un pepatissimo Ginevra – Zurigo quale atto finale. Il LOSANNA vince ai rigori sul FRIBORGO e lo condanna ai play out; infine il mai domo McSorley cava il coniglio dal cilindro e strappa altri tre punti importantissimi battendo il BIENNE.

AMBRI’: ANCORA UN PASSO AVANTI!

Ancora un passo avanti in classifica e nella crescita (come dirà nell’intervista di seguito Luca Cereda). Un passo avanti perché altri tre punti contro in Davos, affatto rinunciatario, portano ancor più su l’Ambrì, seppure l’agognato secondo obiettivo necessita ancora di uno o due punti, salvo passi falsi altrui, per divenire certezza. Di crescita perché, dopo un primo tempo da fuochi d’artificio, con tre reti arrivate in poco più di tre minuti, con un avversario incapace di uscire dal terzo, con una padronanza delle operazioni da fare rimanere a bocca aperta, ha fatto seguito un secondo periodo di sofferenza. Non solo il Davos ha sorpreso con un piglio che si credeva avulso dalle sue corde, ma l’imprecisione serpeggiata nelle file bianco blu (appagati dalla facilità della vittoria?), ha resuscitato un avversario che, con due reti, e qualche occasione pericolosa, ha messo in dubbio … il fieno in cascina. C’è voluto un rapido ritorno alle origini (sacrificio e abnegazione) per riprendere il discorso lasciato a metà e macinare un terzo periodo decisamente più robusto che, con la rete di D’Agostini, ha trovato quel respiro che si addiceva alle circostanze. Eppure, il Davos aveva anche l’orgoglio di far correre un ulteriore brivido con il palo di Nygren, prima del definitivo 5 – 2 a porta vuota di Bianchi. Con cinque punti sopra la linea e sei a disposizione nelle ultime due partite, nessun traguardo appare precluso alla truppa di Cereda.

LUGANO: SUPERATO ANCHE LO ZUGO

Tre punti fondamentali contro uno Zugo ormai conscio della proprio destino di secondo in classifica, ma non per questo rinunciatario. Il Lugano, quindi, ha dovuto sudarsela tutta, questa vittoria che ha portato, oltre a quello che serviva per la classifica, anche qualche passo in avanti verso una gestione della partita più adatta alla situazione. Con un Klasen sempre più ispirato, autore del gol che ha dato la svolta definitiva (4 – 2), la squadra è cresciuta sotto il profilo mentale: attendista nei momenti che lo richiedo, pronta a ribadire la supremazia dopo rete avversaria, un po’ arruffona nel finale, ma senza quel panico da sbadati di qualche sortita fa. Seppure contunianao, paradossalmente, a essere poco incisivi Lajunen e Lapierre, il resto del gruppo riesce a sopperire alla loro mancanza. Il che, in ottica play off, non guasta.

Nelle altre partite il GINEVRA sorprende il FRIBORGO al St.Leonard (3 – 2) e inguaia i cugini, risvegliatisi nel finale con due reti che hanno solo messo paura, ma niente più, all’avversario. Il BIENNE batte il LOSANNA e si conquista la terza posizione in classifica; il BERNA prima dilaga, poi rischia con lo ZURIGO, ma alla fine mantiene esiguo vantaggio (5 – 4); il RAPPERSWIL rinvia i festeggiamenti del LANGNAU (5 – 2).

AMBRI’ – SALVEZZA MATEMATICA CON LA VITTORIA A LOSANNA

Anche l’Ambrì sa essere una … bestia nera! Ne sa qualcosa il Losanna che, nelle cinque sfide disputate sin qui con i leventinesi (quattro in regular season e una in coppa) non ha racimolato neppure un punto. Eppure, ieri sera, nella sfida di Malley, aveva cullato l’illusione che sarebbe finita diversamente dalle precedenti. Al vantaggio per mano di Nodari, aveva fatto seguito un periodo di pressione sulla porta difesa da Conz che, qualora avesse prodotto il raddoppio, ben difficilmente la sfida sarebbe sfuggita di mano ai vodesi. Invece, tanto premere e farsi preferire nel gioco a ranghi completi non è bastato, anzi, raggiunto rapidamente il pareggio con D’Agostini in superiorità, l’Ambrì ha raddoppiato nel terzo periodo con Plastino, in analoghe circostanze. Non è stata una partita delle migliori, ma molte corde hanno risuonato come ai vecchi tempi, proponendo i temi cari alla truppa di Luca Cereda: sacrificio, abnegazione, saper stringere i denti nei momenti di difficoltà, approfittare delle situazioni speciali. La chiave di volta della partita, che ha infuso ad uno scolaretto ancora balbettante una padronanza nei propri mezzi svanita da qualche giornata, è stata la resistenza da trincea offerta in due minuti filati di doppia inferiorità numerica, scaturita dalle contemporanee penalità di Dotti e Muller. Un monumentale Conz e un manipolo di coraggiosi hanno eretto un muro insuperabile ai cinque attaccanti biancorossi. Il resto è venuto dalla seconda linea di power play, a rete con i due frombolieri citati, che ha retto il compito di trascinare la squadra. I tre punti di Malley sanciscono, anche matematicamente, la salvezza stagionale: il Davos, prossimo avversario alla Valascia, undicesimo della graduatoria, è distanziato di 28 punti, mentre a disposizione ne rimangono solo 27. Ora anche Luca Cereda non può più trincerarsi dietro l’obiettivo primario. Raggiunto, si guarda avanti: ci siamo e vogliamo esserci da protagonisti. Del resto, gettando un occhio sulle ultime tre gare della regular season, il destino dell’Ambrì è nelle mani dell’Ambrì.

Nelle altre sfide lo ZURIGO balbetta con il LANGNAU e si aggiudica la contesa solo ai rigori, anche se gli permette di galleggiare sopra la linea; il BIENNE si ritrova a correre forte e travolge uno ZUGO un po’ spento; il BERNA la smette di fare il distratto e, dopo aver lasciato sperare il GINEVRA, lo supera inguaiando McSorley al terz’ultimo posto; nella sfida di fondo classifica il RAPPERSWIL si arrende al DAVOS, ma la scontata finale per evitare lo spareggio con la vincente di LNB, sarà altra cosa.

LUGANO – TORNA A RIVEDER LE STELLE

Con una gara che ha mostrato concretezza e concentrazione per sessanta minuti, il Lugano espugna il St.Leonard e supera il diretto avversario, raggiungendo un posto tra gli eletti. E’ presto per dire se lo sarà anche fra tre giornate (il calendario presenta ancora situazioni molto insidiose e i distacchi sono striminziti a uno o due punti), ma era da dicembre che i bianconero non mettevano la testa sopra la linea. Sorretti da un Hofmann ancora formato stratosferico, coadiuvato da un ritrovato Klasen (ancora a bersaglio), con un Merzlikins su rendimenti molto superiori all’ordinaria amministrazione, senza black out mentali, la formazione di Ireland ha finalmente fornito una prestazione degna della sua consistenza. Il passo è fatto, ma si deve continuare perché infuria più che mai la bagarre. Il Friborgo ha provato a replicare con i suoi argomenti, ma è stato puntualmente punito dall’avversario proprio nei momenti di maggiore pressione e quando stava per concretizzare i propri sforzi. I burgundi sono tornati sotto la linea e la speranza di arrivare ai play off appare piuttosto problematica.

LUGANO GOLEADA CON BRIVIDI

Il Rapperswil è sceso alla Resega lasciando in tribuna il suo top scorer Kristo e schierando Bader in porta invece di Nyffeler: chiaro segno di rassegnazione? Difficile dire, ma, alle prime battute, un brivido è corso giù per la schiena di Ireland con il momentaneo vantaggio di Ness. Per fortuna la mira dei suoi e l’accondiscendenza del portiere avversario, hanno consentito di capitalizzare molti dei tiri scagliati contro la porta san gallese sino a veleggiare su un comodo 8 – 2 di tutta tranquillità. Eppure, anche in quel frangente, il Lugano non se l’è sentita di chiudere la contesa in modo normale. Ha preferito distrarsi per regalare tre reti, in rapida successione, nel breve volgere di un amen all’avversario. Il solco era incolmabile, ma uno spavento del genere, in molti se lo sarebbero risparmiato.

IL BIENNE BESTIA NERA DELL’AMBRI’

Non era la sera giusta, visto che il Bienne, nelle quattro sfide della stagione, ha sempre portato a casa la posta piena e nel punteggio globale sopraffatto i bianco blu con un chiaro 17 – 2. Quindi difficile preventivare che, nonostante le esigenze di classifica, l’Ambrì trovasse il bandolo della matassa per ingarbugliare, una volta per tutte, tanto avversario. Così è stato, anzi, a parte la fase iniziale e una buona parte del primo periodo in cui gli uomini di Cereda si sono fatti preferire, per il resto è stato il Bienne che, sapientemente, ha tarpato le ali all’avversario e, a conti fatti, meritato il successo. Si affievoliscono ancora di più le possibilità dei padroni di casa di approdare ai tanto agognati play off, anche se la matematica non condanna nessuno, ma il margine sopra la linea si è assottigliato ad un solo punto e mancano ancora, delle quattro partite in programma, due trasferte molto insidiose. Purtroppo, come contro il Friborgo, non si è visto il miglior Ambrì e, come sempre sostenuto da coach Cereda, se non si dà il massimo, difficilmente si riesce a mettere punti in cascina. Ad un buon primo periodo, non concretizzato con una segnatura, ha fatto seguito una prestazione senza mordente, con un avversario capace di punire nei momenti in cui fa male al morale (vedi una rete per tempo quando la formazione leventinese pareva, con fatica, risalire la china).

SERATACCIA TICINESE

Si può perdere, ci mancherebbe, ma a volte si perde anche male. E’ quanto successo stasera alle due ticinesi: l’Ambrì ha lasciato punti importanti al Friborgo, il Lugano altrettanto allo Zurigo.

Per la formazione di Cereda, il 3 – 1 dei burgundi deve suonare come campanello d’allarme, non per il mero punteggio, ma per la prova davvero opaca (non si vedeva da tempo una prestazione così poco incisiva e priva di mordente) dei biancoblu. Tolta la fiammata iniziale e quella a fil di terza sirena, con la rete di Hofer buona solo per le statistiche, la formazione leventinese ha lasciato tutto il resto del match nelle mani dell’avversario, apparso, di rimando, più motivato, grintoso e affamato. Puntuale è arrivata la doppietta dell’ex Lhotak, che pare segnare con soddisfazione solo ai suoi vecchi compagni, ma il taccuino annota poco o nulla sulle opportunità di dare fastidio a Berra, rimasto praticamente inoperoso per gran parte della serata. L’Ambrì ha avuto, comunque, l’opportunità di mettere in discussione il suo destino, ma, puntualmente, ha lasciato cadere l’occasione: Zwerger (che non segna da nove partite) non ha concluso nulla nelle due volte in cui si è trovato tutto solo davanti al portiere avversario; un 5 vs 3 per oltre un minuto non ha prodotto tiri decenti. Nel terzo periodo, Cereda ha persino provato a rimescolare le carte, mettendo D’Agostini (per altro affatto brillante) al posto di Zwerger. Il risultato non ha dato nessun frutto sperato. Resta da chiedersi se, a lungo andare, lo sforzo sostenuto per arrivare sin qui non stia per essere pagato. In fondo il buon Cereda non aveva mai smesso di ricordare quale fosse il punto di partenza ad inizio stagione. Appunto!

Il Lugano era attesa alla conferma della goleada di Losanna, se non nel punteggio, almeno nell’atteggiamento sul ghiaccio. Nulla di tutto questo all’Hallenstadion dove la vecchia volpe di Del Curto ci ha messo un niente a scompaginare le poche carte di Ireland. E’ bastato mettere un uomo a fare forchecking sull’uscita dal terzo bianconero per mettere in crisi la fonte delle idee ticinesi. Così, con pochi sussulti, lo Zurigo ha preso in mano la partita e portato a casa rotondo 5 – 0, indiscutibile nel punteggio e nelle modalità con cui è scaturito. Insomma, il Lugano è tornato a … fare il Lugano di questo tormentato e indecifrabile campionato.

A cinque giornate dal termine, il LOSANNA strapazza lo ZUGO, apparso irriconoscibile e impietosamente messo sotto con un parziale di 5 – 0, prima di tirare i remi in barca e chiudere su un comunque appariscente 5 – 2; il DAVOS supera il BERNA 4 – 3 in trasferta con gli orsi che si distraggono anche questa sera al cospetto dei grigionesi; il BIENNE, ai rigori, ha ragione del LANGNAU; il GINEVRA si ossigena sul ghiaccio di un rassegnato RAPPERSWIL.

IL LUGANO CALA IL SETTE BELLO

In quel di Losanna poteva essere trasferta molto insidiosa, considerato che i vodesi venivano da striscia positiva che li aveva spinti in acque meno burrascose (terzo posto in classifica e 12 punti nelle ultime 5 partite). Invece, il Lugano che non ti aspetti, ci mette davvero poco a prendere in mano il bandolo della matassa e avviluppare il rientrante Botshauser in un gomitolo di dispiaceri. Non che il portiere abbia colpe specifiche (a dire il vero non è stata, e forse non lo poteva essere, neppure la giornata migliore), ma corroborato da una difesa approssimativa, si è dovuto chinare ben sette volte a raccogliere dischi finiti alle sue spalle. Agevolati dalla situazione, bisogna ben dire che i bianconeri non hanno gettato alle ortiche la situazione favorevole, ma hanno continuato a tenere ben desta l’attenzione, portando a casa tre punti affatto scontati e che li issano, finalmente, sopra la fatidica linea. Certo, dire che il malato sia d’improvviso guarito, è sicuramente azzardato. Più volte in passato ci aveva illuso. Se sia l’inizio di un capitolo piacevole ce lo dirà fra tre giorni la pista di Zurigo con i soliti ostici Lions.

UN ENCOMIABILE AMBRI’ BATTE LO ZUGO

Nella logica delle cose, la trasferta di Zugo appariva abbastanza proibitiva, visto il ruolino di marcia degli svizzero centrali, soprattutto alla Bossard Arena, e le defezioni in casa leventinese: fuori gli acciaccati Novotny (dunque solo tre stranieri presenti), Conz e Moor; dentro, di necessità virtù, Hughes come back up, Mazzolini tredicesimo e il debuttante Sacha Torques, cresciuto nelle giovanili del Lugano e prelevato dai Rockets. E l’avvio è di quelli che non ti aspetti, con la rete di Rohrbach e, in rapida sequenza, quelle in short hand di Kostner e Kubalik, la sassata di D’Agostini per un 4 – 0 in meno di 10 minuti. Tutto facile? Ma nemmeno a pensarlo! Perché lo Zugo ha cominciato a pigiare sull’acceleratore e costretto alla corda gli uomini di Cereda che hanno cercato di ribattere, colpo su colpo, in contropiede, pur rimanendo per buona parte del secondo periodo e del terzo in trincea. Meno male che Bianchi aveva la forza di condurre, con Kostner, un lavoro monumentale in power play da consentire l’allungo del momentaneo 5 – 1, perché la disattenzione del sovrannumero (ancora una volta fatale) e una seconda penalità quasi contemporanea, consentivano allo Zugo un 5 vs 3 che non si lasciava scappare. La deviazione volante di Suri sorprendeva Manzato sopra la spalla per un 5 – 3 che metteva fuoco sul ghiaccio per gli ultimi 20, incandescenti minuti. La diga, con un coraggio d’altri tempi, reggeva e Tagnes tentava il tutto per tutto con l’empty net addirittura a 5 minuti dalla sirena. Trisconi, a una manciata di secondi dalla fine, aveva la deviazione buona per strappare quel 6 – 3 meritatissimo e sudatissimo che porta a casa tre punti pesantissimi. Ancora sugli scudi un complesso di squadra che ha sopperito alle assenze con il cuore e la determinazione, trovando con la classe operaia anche la via del gol (ancora Kostner, Bianchi, Trisconi), senza lasciare incompiuto il lavoro massacrante contro la miglior linea avversaria. Comunque vada, giù il cappello … c’è l’Ambrì!