AMBRI’: MERITAVA DI PIU’

Due partite intensissime per la formazione di Luca Cerada nel week end: bene sul piano dell’impegno e della determinazione, non altrettanto per i risultati. Se vittoria (3 – 1) doveva essere, ed è stata, tra le mura amiche pur contro un Friborgo lanciatissimo da un filotto positivo assai corposo, a Langnau è arrivata una sconfitta (3 – 4), che fa male al morale per modalità e tempi della sua concretizzazione. Ma procediamo con ordine. Nonostante i burgundi allineassero e spremessero sul ghiaccio il loro contingente di maggior tasso tecnico, l’Ambrì si è fatto sempre preferire, lasciando talvolta il pallino nelle mani dell’avversario, ma senza che questi fosse nelle condizioni di arrecare eccessivi grattacapi e, nel contempo, riaffermando le sue armi divenute, per una sera, più letali che mai (quella serie di reti sporche che sarebbero tanta manna per muovere la classifica). E’ salito così, a metà della ripresa, su un 3 – 0 (rete decisiva di N’Goy, ma chi ha detto che si ritira a fine stagione?) che gli ha permesso di ammortizzare il colpo gobbo di Stalberg e resistere in doppia inferiorità, evitando che il bandolo della matassa gli sfuggisse di mano. Così è riuscito a portare in porto meritata vittoria che l’ha scollato dal fondo classifica, complici i risultati favorevoli sulle altre piste.

A Langnau, invece, molti dettagli negativi hanno impedito di arrivare ad un risultato positivo. Intanto le reti subite sono arrivate, micidiali, a tagliare e rigirare un momentom che pareva ormai favorevole, quasi tutto con qualche distinguo su cui ragionare. Buon primo periodo, ma rete di Schmutz, complice un erroraccio di Jelovac; 2 – 2 dopo carica alla balaustra di Di Domenico a Fischer su cui gli arbitri non hanno battuto ciglio, leventinesi un po’ sorpresi, rete galeotta di Earl; 3 – 3 clamorosa autorete di Fischer (purtroppo alla seconda disavventura sulla pista bernese!); rete decisiva a una manciata di secondi dalla terza sirena con Dotti colpevolmente caduto nella trappola del fallo. Nel mezzo tanto Ambrì, forse non il migliore della stagione, ma coriaceo, volitivo, caparbio, lottatore. Unico neo non aver sfruttato, nel terzo periodo, due  minuti filati di doppia superiorità: lì è sfuggito l’attimo che non è più tornato.