Nella logica delle cose, la trasferta di Zugo appariva abbastanza proibitiva, visto il ruolino di marcia degli svizzero centrali, soprattutto alla Bossard Arena, e le defezioni in casa leventinese: fuori gli acciaccati Novotny (dunque solo tre stranieri presenti), Conz e Moor; dentro, di necessità virtù, Hughes come back up, Mazzolini tredicesimo e il debuttante Sacha Torques, cresciuto nelle giovanili del Lugano e prelevato dai Rockets. E l’avvio è di quelli che non ti aspetti, con la rete di Rohrbach e, in rapida sequenza, quelle in short hand di Kostner e Kubalik, la sassata di D’Agostini per un 4 – 0 in meno di 10 minuti. Tutto facile? Ma nemmeno a pensarlo! Perché lo Zugo ha cominciato a pigiare sull’acceleratore e costretto alla corda gli uomini di Cereda che hanno cercato di ribattere, colpo su colpo, in contropiede, pur rimanendo per buona parte del secondo periodo e del terzo in trincea. Meno male che Bianchi aveva la forza di condurre, con Kostner, un lavoro monumentale in power play da consentire l’allungo del momentaneo 5 – 1, perché la disattenzione del sovrannumero (ancora una volta fatale) e una seconda penalità quasi contemporanea, consentivano allo Zugo un 5 vs 3 che non si lasciava scappare. La deviazione volante di Suri sorprendeva Manzato sopra la spalla per un 5 – 3 che metteva fuoco sul ghiaccio per gli ultimi 20, incandescenti minuti. La diga, con un coraggio d’altri tempi, reggeva e Tagnes tentava il tutto per tutto con l’empty net addirittura a 5 minuti dalla sirena. Trisconi, a una manciata di secondi dalla fine, aveva la deviazione buona per strappare quel 6 – 3 meritatissimo e sudatissimo che porta a casa tre punti pesantissimi. Ancora sugli scudi un complesso di squadra che ha sopperito alle assenze con il cuore e la determinazione, trovando con la classe operaia anche la via del gol (ancora Kostner, Bianchi, Trisconi), senza lasciare incompiuto il lavoro massacrante contro la miglior linea avversaria. Comunque vada, giù il cappello … c’è l’Ambrì!