DOMENICHELLI COMPIE IL MIRACOLO

Con Domenichelli alla transenna, coadiuvato da Cantoni e Conne, il Lugano si ripresenta alla Resega cercando di rimettere insieme i cocci dopo il ribaltone dei giorni precedenti. Non manca la pesante contestazione della Nord, che entra in pista (tra i fischi dei presenti) a partita iniziata (con i padroni di casa già in vantaggio sul Bienne). Già, perché la estemporanea cura Domenichelli aveva portato a una modifica delle linee e alla scelta di un 3 + 1 per il pacchetto straniero (escluso Chorney) e con Klasen (versione senza barba!) che, prima di passare al Lulea per i prossimi due anni, metteva alle spalle di Paupe il primo vantaggio della serata con una staffilata veloce quanto precisa. Sulle ali del vantaggio, i bianconeri sembravano trasformati, tanto che, prima della pausa, arrivava anche la rete di Loefflel. Poiché nessun malato guarisce così rapidamente, specie se la condizione è seria, nella ripresa il Bienne ci metteva poso a far traballare le poche e posticce certezze del Lugano che, raggiunto in un batter d’occhio, sul 2-2, aveva almeno il merito di non andare nel pallone, ma ricacciare la testa avanti prima di guadagnare gli spogliatoi per la seconda pausa. Tra alti e bassi, qualche svarione e patema, il 3 – 3 era cosa fatta, ma la sbadataggine colossale di Paupe regalava il disco a Bertaggia per un 4-3 preziosissimo e corroborante. Finiva con doppia segnatura a porta vuota, ma almeno senza altri scossoni e senza perdere di vista il primo obiettivo: una boccata di ossigeno alla classifica, ma soprattutto al morale. Loefflel sugli scudi con una tripletta era l’emblema del nuovo corso che, domani, avrà anche l’annuncio dell’allenatore che reggerà le sorti della formazione ticinese sino alla fine della stagione.

L’AMBRI’ VINCE LA BATTAGLIA CON IL RAPPERSWIL

Con la diretta rivale per la salvezza, l’Ambrì è andato incontro ad una autentica battaglia che ha portato a tre punti meritatissimi, ma anche alla perdita di capitan Bianchi, già dal primo tempo, per uno scontro – gomitata alla testa di Cervenka e mai più rientrato sul ghiaccio. Così, senza un ulteriore tassello, e con l’avversario che, proprio con Cervenka, bruciava Pinana per l’1 – 0 (la rete è di Clark su rebound concesso dall’incolpevole Manzato), la formazione di Cereda ci ha messo un po’ a carburare come d’abitudine e a ritrovare i giusti equilibri. Abituato a fare di necessità virtù, la formazione leventinese è andata avanti con la sua filosofia del gioco a quattro blocchi, spostando persino Forhler all’ala e Pinana al centro (!). Eppure, messo il piede sull’acceleratore, alla prima ghiotta occasione (doppia superiorità numerica) le botte in successione di Fora (tornato finalmente al gol) e D’Agostini ha ribaltato il risultato. A fermare la truppa non è bastato lo sfortunatissimo 2 – 2 a fil di seconda sirena (innocuo disco deviato da Flynn alle spalle di Manzato), né le maniere forti (brutto fallo di Schneeberger su Hinterkircher, cui faceva giustizia sommaria Goi), né la stanchezza: in short hand Muller portava a spalla l’intero Rapperswil e serviva disco delizioso a Zwerger tutto solo davanti a Bader. Con un carattere così, nessun traguardo appare impossibile.

HINTERKIRCHER ALL’AMBRI’

La gioia della vittoria nel derby non poteva portate il dolore della perdita di un altro giocatore: Giacomo DAL PIAN si accomoda in infermeria per una contusione alla mano sinistra. Paolo Duca rimedia con l’0ingaggio. sino a fine stagione di MATTIA HINTERKIRCHER, 24 anni, ala, una buona esperienze nello Zurigo dei giovani Miranda, Bachofner, Prassl, poi chiuso dall’arrivo delle stelle di prima grandezza che brillano nel firmamento Lions e relegato ai GCK.  Una buona occasione per rilanciarsi, lui che in Ticino è di casa (la madre è di Polleggio) e parla correttamente italiano.

KAPANEN RIMOSSO DALL’INCARICO

Anche Sami Kapanen ed il suo vice, dopo la nottata presumibilmente burrascosa alla don Abbondio, lascia la riva del Lago molto tempo prima del previsto. Come lui una serie interminabile di allenatori, chiamati al capezzale di un malato mai guarito da nessuna cura: qualche periodo di benessere, questo sì, poi, inevitabile, la ricaduta. Ora la squadra è affidata ad interim a Hnat Domenichelli.

UN IMMENSO AMBRI’ SPINGE KAPANEN FUORI DALLA PANCHINA

Si potrebbe dire che ieri sera l’Ambrì ha esagero: esagerato nel punteggio (7 – 2 non si vedeva da tempo sotto le volte della Valascia, figuriamoci in un derby!); esagerato nell’impeto, nella determinazione, nella lotta dal primo all’ultimo secondo a tutta pista che ha letteralmente annichilito il Lugano; esagerato nel prendersi sulle spalle la propria croce (legge una miriade di giocatori fermi in infermeria) e lottare con quelli rimasti come se nulla fosse. Chapeau! Nulla da aggiungere. E il riassunto di tutto sta nelle parole, sempre pacate e lucide, del suo condottiero Luca Cereda: “Quando il vento ti è contrario, non hai che due possibilità: o piangerti addosso, o lavorare e andare avanti con la maggior dedizione possibile” Al Lugano non è rimasta che la figuraccia dell’impreparato: incapace di affrontare un avversario che pattinava il doppio di lui, incapace di uscire dal terzo per lunghi tratti della contesa, incapace di balbettare qualcosa che rendesse meno amara la situazione. Le lacrime, a fine gara, di Chiesa sono l’emblema dell’impotenza, ma anche la testimonianza che i mali sono profondi. Ora, come sempre, paga l’allenatore, come una lunga serie prima di lui, gettando alle ortiche l’ennesima “rifondazione” abortita sul nascere. Sarebbe il caso di ricordare che sul ghiaccio si sono viste prestazioni sconcertanti: e molte di queste solo l’esatta riproduzione di quelle viste nelle precedenti situazioni. Purtroppo i protagonisti (alcuni sono sopravvissuti dalla prima all’ultima), sono rimasti inamovibili.

ANCHE MANZATO SE NE VA…

Non bastano le cattive notizie dall’infermeria… Vero è che le disgrazie vengono sempre accompagnate, ma ora pare essere un tantino troppo. Dopo Hofer e Jelovac, il prossimo anno cambierà casacca anche Daniel MANZATO, approdato alla corte di McSorley per l’ultimo probabile anno della sua carriera.

Nel valzer dei portieri, molte le pedine che in 24 – 48 ore hanno cambiato o stanno per cambiare maglia:

1 – NIKLAS SCHLEGEL arriva a Lugano rescindendo il contratto con il Berna e cerca di ridare slancio ad una carriera che, in questi ultimi mesi, si era di molto appannata;

2 – L’arrivo di Schlegel spinge STEFAN MULLER verso altri lidi, ma il giocatore viene confermato dal Lugano per due anni e dirottato ai Ticino Rockets, ben sapendo che per almeno un anno e mezzo non ha chance di disputare partite nella massima lega

3 – ROBERT MAYER lascia Ginevra e approda a Davos con contratto di 4 anni, avvicinando la possibile partenza di Von Pottelberger

AMBRI’: PIU’ FORTE DELLA SVENTURA

L’Ambrì torna da Davos con una vittoria meritata e sudata che tonifica le speranze in classifica, consentendo l’aggancio e il superamento (anche se solo per differenza reti) del Rapperswil, cui viene lasciato il poco ambito ultimo posto della graduatoria. Ora la linea dista solo, si fa per dire, tre punti. Si fa per dire sì, perché in casa leventinese le vicende avverse paiono moltiplicarsi e autoalimentarsi con rapidità e costanza incredibile: appena rientrato Conz e già tornato in infermeria per una lesione degli adduttori (3 – 4 settimane). Uomini dunque ridotti al minimo sindacale ed ecco, dopo neanche due minuti di gioco, un aggancio galeotto che determina movimento innaturale del ginocchio di Rohrbach: non si vedrà più per tutta la partita di stop di tre mesi (!) per lussazione rotulea. Cereda fa di necessità virtù e sposta l’unico uomo disponibile (il difensore Forhler) all’ala per completare i terzetti. Il lungagnone se la disimpegna anche bene, facendo valere statura e chili ma, di questo passo, è probabile che qualche … spettatore vesta la maglia. Eppure, nonostante tutto, l’Ambrì non si è perso d’animo e, sorretto dalla classe operaia, ha messo dentro con Neuenschwander e Mazzolini quelle due reti che gli hanno permesso di portare in porto vittoriosamente la contesa. Forse non è stata la sua più smagliante partita, ma viste le assenze e la situazione, resta encomiabile lo spirito con cui tutti si sono battuti.

L’AMBRI’ NON MOLLA

Partita intensa, ricca di colpi di scena, vinta, persa, rivinta dall’Ambrì che ha avuto nel cuore e nella determinazione del suo DNA le armi per chiudere, seppure all’overtime, una sfida con lo Zugo che ha appassionato gli oltre 5700 presenti. Sulla carta, stante le ultime defezioni in casa biancoblu, la lotta pareva impari, eppure, con caparbietà, spirito di sacrificio, sudore gettato su ogni disco e a ogni cambio, la truppa ridotta ai minimi termini poteva contare su un 2 – 0 meritato e abbastanza rassicurante a metà del secondo periodo. Purtroppo è mancata ancora la scintilla per chiudere la partita: un 5 contro 3 gettato via, le superiorità non sfruttate (addirittura inguardabili alcune, con non solo la difficoltà ad entrare nel terzo, ma anche il rischio di offrire all’avversario pericolose ripartenze), una rete annullata per troppa precipitazione da Lemelin, che continua a inanellare mediocri prestazioni (se oltre oceano lo hanno invitato a cambiare aria, forse una motivazione ci deve essere); ma anche due pali e l’infortunio di Conz (ancora l’anca operata?): insomma la rimonta dello Zugo non si è fatta attendere con un gol “farlocco” e la solita, perentoria fucilata di Diaz (lui sì, che lo sa sfruttare il power play). Il tutto avrebbe steso un reggimento, non l’Ambrì che, intascato il punto al sessantesimo, si è gettato nella mischia per racimolare almeno il secondo, ottenuto da Zwerger su suggerimento di N’Goy sul filo del fuorigioco ma, questa volta, gli arbitri, dopo aver ben visionato l’azione, non hanno potuto impedire alla Valascia di esplodere.

TRA ALTI E BASSI, IL LUGANO RIPRENDE FIATO

Fine settimana di quelli che segnano la storia della stagione. La trasferta della Ilfis con la sconfitta per 3 – 2 dei bianconeri, aveva riportato in auge vecchi fantasmi, con ampi tratti delle contesa vissuti in modo impalpabile dalla truppa di Kapanen, cui va tuttavia riconosciuto il merito (o almeno l’attenuante) di aver rimediato allo 0 – 2 iniziale con il pareggio e aver visto ben cinque dischi finire sul palo alle spalle di un Punnenovs irrimediabilmente battuto. Fatto sta che, dalla sua mattonella, Di Domenico metteva dentro, nel terzo periodo, quel disco che avrebbe segnato le sorti della contesa.

Dunque, la sfida della Resega, contro la capolista Zurigo era lo spartiacque: o dentro o fuori (in tutti i sensi). Approfittando di un’entrata in materia difettosa dei Lions (come del resto la sera precedente, finiti sotto in un amen di tre reti con il Rapperswil, poi rimontato e domato all’overtime), i ticinesi non si sono fatti cogliere impreparati: hanno lottato e non si sono fatti male da soli, vivendo di redita dell’unica segnatura, avvenuta assai presto, ma rimasta a lungo solitaria, prima di essere affiancata dalla stoccate di Zangger e Riva. Quando lo Zurigo, dall’alto di una tecnica superiore (Hollenstein, Wick, Bodenmann e compagnia hanno fatto gire il disco come un gioco di prestigio) ha pigiato sull’accelerato alla riconquista del tempo perduto, nessuno ha mollato di un centimetro e la rete della bandiera è rimasta sola soletta, senza colpo ferire. A fine partita anche l’annuncio che, dopo la pausa della Nazionale, Kapanen resta al timone della compagine bianconera. Giusto così: sei punti su nove, nelle condizioni in cui versava la squadra, non sono proprio da buttar via!

AMBRI’: PIOVE, PIOVE, PIOVE!

Difficile ricordare annata peggiore di questa per infortuni: appena il tempo di prendere il ritmo ed ecco che anche l’ultimo arrivato, tale Steve Upshall, si ferma ai blocchi. Nella gara con il Langnau ha rimediato un infortunio al ginocchio sinistro che lo fermerà per le prossime 3 – 4 settimane. Intanto, poiché le disgrazie non vengon mai sole, anche Kris Egli, giunto in prestito da Davos, farà anzitempo le valigie per lasciare la Leventina e far ritorno a casa. Come dice Cereda, si pensa alle soluzioni da trovare, non alla sfortuna o a piangersi addosso. Ma resta un fatto che, ora più che mai, anche le soluzioni cominciano a mancare. Dall’infermeria non emerge nessuno. Di alcuni, al contrario, pare sfuggire sempre più il giorno del loro ritorno sul ghiaccio… novembre, la pausa della nazionale, dicembre, la Spengler. Insomma … aspettando Godot! Eppure questo Ambrì tanto tartassato e martoriato, lotta e vende cara la pelle come nessun altro! Ogni tifoso biancoblu sa che nel suo DNA c’è la sofferenza, ma sogna il giorno in cui potrà assaporare una gioia grande e vera. Intanto piove, piove e piove. Persino all’interno della Valascia piove. Un segno del destino?