ZUGO E BERNA COME UN COMPRESSORE

Tornano al successo sia lo ZUGO (in casa con il LOSANNA), sia il BERNA sul BIENNE. Punteggi larghi e sostanziosi, dove hanno ritrovato posto nel marcatore giocatori che, negli ultimi tempi, avevano segnato il passo: Martschini per il biancoblu, Ebbett per gli Orsi. Entrambi hanno messo a referto una rete e due assist, contribuendo non poco ai rispettivi 5 – 0 e 6 – 2 con cui si sono chiusi gli incontri. Per lo Zugo si tratta di un rotondo ritorno al successo dopo la sconfitta un po’ chiacchierata di Malley (protesto inoltrato e poi ritirato per presunto errore arbitrale nella procedura di assegnazione del pareggio di Emmerton). Il Berna, invece, riapre la serie e, per la prima volta, ha la meglio di un Bienne apparso in difficoltà di fronte all’arrembante avversario. Nella sfida DAVOS – RAPPERSWIL, anche i sangallesi riprendono fiato e vanno ad espugnare la Vaillant Arena e potrebbero, almeno sulla carta, ritornare in sella con la prossima sfida tra le mura amiche. Per entrambe, tuttavia, lo spauracchio Langenthal (quasi certo vincitore della LNB, dato comodo 3 – 0 su uno Chaud-de-Fonds poco attrezzato) appare meno tremendo di quanto potrebbe essere, stante la mancata concessione ai bernesi di giocare sulla propria pista in LNA (non omologata), a meno di clamorosi trasferimenti in località vicine (Olten, Langnau) come l’informatissimo Klaus Zaugg scriveva in un recente articolo.

IL BIENNE NON SI FERMA – IL LOSANNA PAREGGIA I CONTI

Il BIENNE, seppure all’overtime, piazza l’allungo ed ora per il BERNA si fa dura: sul doppio vantaggio, senza distrazioni, i Seelanders paiono seriamente candidati a fare il passo lungo ed approdare in finale. Decisiva appare la sfida dell’Almend di sabato prossimo. Nell’altra semifinale, il LOSANNA aggancia lo ZUGO. Dopo aver a lungo, specie nel secondo periodo, dominato l’avversario, la formazione di Peltonen ha avuto un calo di tensione nel terzo tempo, complice anche la lunga penalità (disciplinare) del motorino Bertschy, consentendo agli ospiti di rimpontare due reti. Nell’overtime i biancorossi hanno ripreso a macinare gioco e hanno realizzato il definitivo vantaggio. Gara dunque apertissima. Nel torneo contro la relegazione, il RAPPERSWIL si illude, ma il solito Baungartner lo risveglia in malo modo: ora è davvero difficile per i san gallesi. Il DAVOS vede la fine delle tribolazioni a portata di mano.

IL BIENNE PASSA A BERNA

Poca gloria tra le mura amiche per gli orsi bernesi che, su cinque possibilità, incasellano la quarta sconfitta. Questa volta a fare la voce grossa alla PostFinance Arena è stato il Bienne e, se la truppa di Jalonen non cambierà registro, per avere ragione dei Seelanders non sarà sufficiente il compitino, con accelerata ai supplementari, come contro il Ginevra. La partenza a razzo della formazione di Tormanen ha sorpreso i padroni di casa, che hanno ripreso fiato e mordente solo su un perentorio 0 – 3. L’assenza di Puoliot, infortunato, non è stata notata, a differenza delle sfide contro l’Ambrì ai quarti (il che è tutto dire!). Ovviamente la strada è ancora troppo lunga per tentare giudizi. A tal proposito non si dimentichi il largo vantaggio proprio del Bienne, lo scorso anno, contro il Lugano, poi disciolto come neve al sole. Questa volta, la formazione giallo rossa appare decisamente più quadrata. Quindi il compito degli orsi dovrebbe essere meno agevole: le defezioni di molti loro uomini importanti, si stanno facendo sentire. Nell’altra semifinale, lo ZUGO ha imposto la legge del più forte, ma il LOSANNA non ha sfigurato. Sotto di due reti, ha provato a mettere paura dalle parti di Stephan, riuscendo ad accorciare le distanze con l’indiavolato Bertschy, sorretto da un Vermin propositivo. Il recupero di Jeffrey potrebbe essere determinante. Nella finale dei delusi, il DAVOS ha prevalso, non senza patemi e svarioni, sul RAPPERSWIL, piegato solo dalla rete di quel Baumgartner che sta facendo bella mostra e di cui certamente sentiremo parlare a lungo.

MARTEDI VIA ALLE SEMIFINALI

Con la interminabile gara 6 delle Vernets, chiusa dopo 117’43” con la rete di Arcobello (3 – 2), il BERNA, non senza fatica, si libera del GINEVRA che lo ha sempre costretto agli straordinari. Con in porta due autentiche saracinesche e la stanchezza affiorante con il passare dei minuti per gli uomini di movimento, il rischio di andare oltre l’una di notte, appariva scontato. E pensare che, a 40” dalla terza sirena, gli orsi erano in comodo doppio vantaggio (2 – 0)!! Non sarebbe il caso di tornare ai sani, vecchi rigori? Nell’altro quarto, il LOSANNA travolge un disattento LANGNAU con un perentorio 8 – 1 e accede, per la prima volta nella sua storia, alle semifinali. Questi gli accoppiamenti:

BERNA – BIENNE

ZUGO – LOSANNA

ANCHE HABISREUTINGER LASCIA LUGANO

In riva al Lago il vento del rinnovamento spira gagliardo: pochi giorni dopo il duo tecnico alla transenna, anche il D.S. viene invitato a farsi da parte, pur con i ringraziamenti del caso (anche meritati perchè, non si devono scordare le cose positive realizzate in dieci anni di permanenza nell’ufficio più importante del sodalizio). La sensazione è che si sia solo agli inizi di una rifondazione abbastanza radicale. La prima avvisaglia sarà data dalla scelta del nuovo allenatore. Da lì si potranno intuire anche le scelte future.

AMBRI’: COPPA SPENGLER E CHAMPIONS

Nella serata di Locarno per festeggiare degnamente la fine della stagione, l’annuncio del Presidente che alla prossima Coppa Spengler ci sarà, per la prima volta anche l’Ambrì! Bella vetrina e mossa decisamente favorevole sotto il profilo promozionale dell’immagine.

Nel contempo, la definizione dei quattro semifinalisti del campionato, con l’accesso delle prime quattro della classifica, accredita, di rimando, l’Ambrì (quinto della graduatoria) alla partecipazione della Champions Hockey League (i posti disponibili per la Svizzera sono cinque: il vincitore del titolo più le prime quattro della classifica). Anche questa opportunità potrebbe essere una buona vetrina per la formazione leventinese e i suoi giocatori, pur se non mancano le incognite dei lunghi trasferimenti e i dubbi sulla partecipazione del pubblico alla Valascia per incontri, giocoforza, infrasettimanali.

L’AMBRI ESCE TRA GLI APPLAUSI

L’ultimo sogno non si è avverato: il Bienne ha fatto sua gara cinque e passa ai quarti di finale dopo ennesima sfida tirata sino all’ultimo secondo. Non traggano in inganno i 4 successi ad 1 della serie: a parte la prima sfida, le altre sono vissute sul filo dell’equilibrio, tutte aggiudicate con una sola rete di scarto (a parte una rete a porta vuota), con la formazione di Cereda che ha più seminato che raccolto e, forse, qualche credito con la fortuna può ben vantarlo. Non ha fatto difetto neppure l’ultimo atto alla Tissot Arena. Avvio scoppiettante e ampi tratti della contesa dominati dai bianco blu, ma a fare la differenza sono stati piccoli dettagli, questione di centimetri, tutti, purtroppo, favorevoli ai Seelanders che, sia detto chiaro, non hanno rubato nulla, ma hanno avuto quel pizzico di cinismo in più, frutto anche dell’esperienza e del maggiore tasso tecnico, per far pendere la bilancia dalla loro parte. Si aggiunga che hanno potuto contare su un Hiller perfetto (la lunga militanza in NHL non è stata un caso!) che, nei frangenti decisivi, ha messo il sigillo della sua classe e salvato la baracca. Si chiude tuttavia un anno leventinese come da troppo tempo non se ne vivevano: tutti sugli scudi, nessuno escluso! In più, la ritrovata sintonia squadra – tifosi ha fatto il resto: l’uno a sostegno dell’altro per un obiettivo comune, da raggiungere assieme. Lo testimoniano i tanti accorsi alla pista di Bienne che hanno sopito, con le loro voci, i sostenitori locali e, nonostante la sconfitta, sono rimasti, su spalti ormai deserti, a festeggiare i beniamini, più volte chiamati sul ghiaccio in un simbolico abbraccio.

Rimangono aperte le sfide fra GINEVRA e BERNA, la più equilibrata, sempre all’overtime, con gli orsi spesso in palese difficoltà. Anche questa sera, alla Postfinance, il doppio vantaggio targato Danielino Grassi non è bastato e solo l’ennesimo prolungamento ha permesso, ai padroni di casa, di portarsi avanti nella serie (3 – 2). E’ andata buca al LOSANNA che, a Malley, ha subito pesante sconfitta dall’indomito LANGNAU che, alla Ilfis, tenterà il colpaccio di portare tutto alla sfida della settima e decisiva partita.

LUGANO – INIZIATA LA RIVOLUZIONE

Non ci hanno messo molto, in riva al lago, per iniziare la nuova edizione. Come scontato, lasciano la panchina lo staff tecnico di Greg Ireland e Jussi Silander, mentre per Chris De Piero si deciderà nelle prossime settimane. Candidati alla successione molti nomi. Quello, al momento, più gettonato, il finlandese Sami Kapanen, tuttofare coach del Kal-Pa ammirato alla Spengler, ma girano voci per Nummelin, Westerlund e Virta.

Sul ghiaccio, Sebastien Reuille appende i pattini e, ringraziando, esce di scena dopo 1035 partite in LNA con 376 punti. Parte (Bienne?) Stefan Ulmer e, si dice, verrà confermato Chorny, ma i fuochi d’artificio sono alle prime battute

LUGANO – CHE SIA UNA VERA ANALISI

Spente le luci delle Corner Arena dopo i doverosi e riconoscenti saluti a Merzlikins e Hofmann, si accenderanno a breve quelle delle salette riservate negli uffici della dirigenza bianconera, per calarsi sui risultati della stagione appena conclusa e porre rimedio in vista di quella che viene. Inutile dire che sia stato anno molto al di sotto delle aspettative quello che ha portato all’eliminazione, in sole quattro partite, ad opera di uno Zugo che ha faticato solo nelle ultime due, poiché le prime tutto sono state fuorchè sfide da play off. Chi si aspettava la ricetta miracolosa che nelle sfide dirette avrebbe trasformato la compagine di Ireland nel bel cigno dello scorso anno è rimasto molto deluso. Ma era lecito attenderselo? Francamente era chiedere troppo. Se per 50 giornate sono state più le cose che non hanno funzionato di quella girate per il verso giusto, il male è profondo e non lo si guarisce con una panacea. A dire il vero, molti dubbi sull’allestimento della compagine erano sorti ad inizio stagione: quanti avrebbero saputo ripetersi ai livelli del finale di stagione che ha portato i bianconeri a un nulla dal titolo? Diversi giocatori si erano espressi al di sopra del loro standard (leggi punti e rendimento dei vari Sannitz, Lapierre ecc non avvezzi a statistiche da un punto a partita: la loro propensione era per ben altri ruoli, altrettanto utili, ma diversi!).

Così, per lungo tempo, Hofmann e Merzlikins hanno nascosto la polvere sotto il tappeto: uno con un rendimento stratosferico che non si è ripetuto, l’altro con punti e prestazioni che saranno a lungo rimpianti. Ci si metta anche l’assenza per infortunio prima, tecnica? poi, di Klasen, orfano di compagni che parlassero la sua stessa lingua hockeystica, si arriva a una compagine fatta di lavoratori onesti, volenterosi, ma non di livello eccelso: galleggiare intorno alla linea era la naturale collocazione. I dissapori di una piazza esigente hanno fatto il resto: Ireland, supportato forse un po’ da lontano, subito per mancanza di alternative, sempre in bilico tra rinnovo e allontanamento anticipato, da salvatore della patria è diventato capro espiatorio; si è, forse, intestardito su scelte tecniche non condivise da tutti (vedi situazione Klasen e, chissà?, Cunti). Centrare i play off è stato il massimo raggiungibile. Ora si riparte con già tre stranieri sotto contratto: Klasen, Lapierre, Lajunen. L’assenza di Merzlikins potrebbe essere colmata da Zurchirken, unico portiere di una certa affidabilità che, chiuso a Losanna da due ingombranti colleghi, eviterebbe di usufruire di una licenza estera.

La fretta dei rinnovi di Lapierre e Lajunen non era giustificata: si poteva attendere. Ora, a meno di sanguinosi (economicamente) ripensamenti, gli spazi di manovra appaiono ristretti. Con una retroguardia da registrare, un difensore di livello appare necessario. L’arrivo di Lammer, Suri e Zangger, globalmente, potrebbero valere la partenza di Hofmann (quanto a punti), ma sul ghiaccio non pattina la … matematica! Infine, la conduzione tecnica. Pare che l’ultimo tassello da collocare sia l’allenatore. Forse dovrebbe essere il primo! Invece, ad orchestra allestita, si chiama il direttore, come fosse scontato il risultato finale dell’assemblaggio. E che dire della gestione dietro le quinte? Habisreutinger non ha mai fatto l’unanimità, anzi. Molte sue scelte sono parse di difficile comprensione. Resterà, nonostante tutto?

PER IL LUGANO FINISCE MESTAMENTE LA STAGIONE

Dopo 94’ cala il sipario alla Corner Arena e il Lugano lascia, dopo sole quattro partite, la compagnia. La singola gara 4 ha mostrato, in sintesi, tutto il meglio e il peggio della stagione. Bene la determinazione e la forza della disperazione per la sfida del “dentro o fuori”, bene la ricerca caparbia della soluzione che avrebbe rimandato il verdetto, ma anche un power play che non ha funzionato, se non in una circostanza, troppa ingenuità nel cadere in penalità inutili (ben due a gioco fermo! Costate altrettante reti!), una prestazione a corrente alternata con improvvise accelerazione e pause. Insomma, lo specchio del campionato visto sin qui. Chi si illudeva di poter trovare l’interruttore che accendesse una stagione deludente, è stato inesorabilmente smentito: non esistono semplicistiche ricette. Ora, si spera, a bocce ferme ci sarà il tempo per meditare sul latte versato. La speranza è che l’analisi sia completa e che le tante cose che non hanno funzionato, sul ghiaccio e fuori dal ghiaccio, vengano affrontate adeguatamente. E chi deve essere messo in discussione, non sieda sempre dalla parte del giudice!

Per le altre partite, continua l’altalena tra BERNA e GINEVRA, dove il “fattore campo” pare contare poco: gli orsi impattano sul 2 – 2 l’ennesima tiratissima sfida. Il LOSANNA vince e LANGNAU e ipoteca il passaggio del turno. Nel girone per la retrocessione, dove tutto è già deciso prima di cominciare, il RAPPERSWIL coglie qualche successo corroborante, mentre continua il calvario del DAVOS.