Dice Alberto da Giussano: “Venne il di’ nostro … e vincere bisogna!”. Finalmente anche per l’Ambrì è arrivato il giorno in cui coronare un sogno, a lungo inseguito, che sembrava impossibile, che ha conosciuto momenti si speranza, ma anche cocenti delusioni, come la “bocciatura” della ristrutturazione della Valascia, giunta, come ricordava in questi giorni il Presidente, telefonicamente, mentre era in corso la seduta per approvare il piano di ristrutturazione! Ma la tenacia ha prevalso: era impossibile, quindi l’abbiamo fatto! ha ribadito Filippo Lombardi, cuore e tenacia, che ha portato la croce in tutti questi anni. Se oggi, 11 settembre 2021, nonostante una pandemia di mezzo di proporzioni bibliche, ha potuto andare in scena quello cui nessuno credeva, la maggior parte del merito spetta a lui e alle persone capaci di cui si è circondato. E la Montanara, cantata eccezionalmente prima dell’ingaggio iniziale con il Friborgo (la stessa formazione che aveva incrociato i bastoni nell’ultima della Valascia!) ha aperto una nuova era nella storia del Club: tutti lo hanno compreso e condiviso, dato che sugli spalti c’erano 6775 spettatori, cioè il primo tutto esaurito della nuova pista!
Poi è venuta la partita che ha regalato una vittoria netta (6 – 2) messa subito sui binari giusti dopo 84 secondi con la prima rete biancoblu, autore Johnny Kneubuhler che pare rivitalizzato, dopo alti e bassi, dall’inserimento nel primo blocco leventinese, in compagnia di Regin e Kozun.
La truppa di Cereda ha mostrato che la vittoria all’Hallenstadion della sera precedente, al cospetto di uno Zurigo che si permette di mettere sul ghiaccio tre giocatori dalle mille partite in NHL (!), non era stato frutto del caso. Capace di gestire al meglio anche le situazioni difficili, la rotazione costante di quattro blocchi equilibrati e volenterosi, votati a mettere sotto pressione l’avversario, chiunque schieri sul ghiaccio, l’Ambrì ci ha messo meno di 9 minuti per prendere decisamente in mano le redini della partita. Se ne è accorto Dubè che ha chiamato il time out, cambiato portiere, rimescolato le carte, ma il treno leventinese era lanciato a tutta velocità e non si sarebbe arrestato che alla sirena finale.